30.10.2010 Chianciano Terme (Siena): Intervista a Emma Bonino: Questo Paese è governabile, a non esserlo sono i suoi governanti.
di Giuseppe Candido
Maglione azzurro, sciarpetta azzurra e sigaretta accesa. Emma Bonino è al congresso di Radicali Italiani. Onestà, legalità, antiproibizionismo sono i temi in evidenza sui banner della sala congressi del famoso Hotel di Chianciano dove da anni si svolgono i congressi di Radicali Italiani. Questo è il nono congresso da quando il movimento italiano della Galassia di associazioni Radicali è stato fondato. Un congresso che si tiene mentre Marco Pannella è in sciopero della fame dal 2 ottobre per la situazione drammatica delle carceri italiane e per chiedere che sia fatta verità sull’esilio di Saddam Hussein che avrebbe potuto, forse, evitare la guerra in Iraq. Sciopero della fame aggravato, in relazione alla notizia della condanna a morte di Tareq Aziz, dallo sciopero anche della sete. La Senatrice Radicale eletta nel PD e titolare di battaglie antiche e nuove, dall’aborto alla moratoria universale delle mutilazioni genitali femminili, ci permette di fargli qualche domanda su dove va il suo partito e, soprattutto, dove sta andando questo Paese.
D: Com’è la situazione in Italia, cosa sta succedendo? Le elezioni? I radicali sono contrari alle elezioni? Non si capisce il rapporto col PD e Radicali a che punto sia. Emma, dove si va?
R: Non è questo il problema, tutto questo attiene, per la verità, alla miseranda cronaca del palazzo alla quale sono pochissimo interessata. Il problema sono le priorità di questo Paese che, già come diceva Sciascia nel 1979, è governabilissimo. Quello che non è governabile sono i suoi governanti, i suoi partiti. E io credo che sia compito dei Radicali promuovere le priorità che abbiamo delineato e che sono quelle dell’onestà e della legalità. E credo che solo insistendo su questi temi si possa dare una qualche fiducia. Nel frattempo gli oligarchi decideranno qualunque cosa, anche di tornare indietro ad un governo tecnico. Senza sapere che siamo in pieno governo tecnico: il governo tecnico di Tremonti che ha chiuso tutte le “borse” di questo Paese che adesso è completamente bloccato. E in un mondo che corre essere fermi vuol dire semplicemente andare indietro in termini di occupazione, in termini di rilancio economico, in termini di decenza delle istituzioni. Uno spaccato di tutto questo sono le carceri. Se uno va in carcere vede che la giustizia non funziona, la stragrande maggioranza sta li in attesa di giudizio, che la stragrande maggioranza sono piccoli consumatori di droga oppure immigrati. E sono uno spaccato della realtà del Paese. Che significa questo? Significa che la lunga marcia nostra, dei Radicali, che ormai da cinquant’anni e più tentiamo di riportare un po’ di legalità in questo Paese è appunto una marcia. Poi tatticamente il palazzo deciderà quale altro sfregio vuole fare a questo Paese. Rimandarlo ad elezioni con questa legge elettorale? Un diavolo di “unità nazionale” per l’emergenza “non so quale”? Insomma, tutto questo francamente penso che non abbia neanche il sapore di una qualche alternativa e manco di alternanza. Ha tutto il saporte del “gia visto”.
D: In merito al rapporto col PD e con Vendola che nel suo congresso ha parlato di non violenza, di carceri di “cui nessuno se ne occupa” …
R: Manco lui soprattutto. Comunque Niki Vendola ha già detto che nella sinistra che lui sogna noi siamo incompatibili. Non so come gli sia venuto in mente però l’ha detto e l’ha confermato. E sulla non violenza il nostro problema non è la cultura della non violenza ma è la pratica della non violenza. Allora il problema si pone diversamente. Marco oggi è al quarto giorno di sciopero della sete sulle carceri e sulla verità. Io Vendola, su questi temi, non l’ho visto né sentito in termini di azione politica. Per cui sul rapporto con Vendola il problema va posto a lui. Il problema del rapporto dei Radicali col PD ce lo poniamo ogni giorno. Personalmente non mi sono mai illusa, so perfettamente perché abbiamo accettato quell’imposizione (no simbolo, no Marco Pannella e no Sergio D’Elia candidati ndr) due anni fa e quindi non essendomi mai illusa non sono neppure delusa della sua classe dirigente. Noi abbiamo ampia libertà di muoverci in Parlamento con le forze che rappresentiamo: sei Deputati e tre Senatori. Semmai posso dire che è il PD che si priva di un apporto di una forza politica che sa analizzare i processi internazionali, che stranamente si occupa di Tareq Aziz, che ancora più stranamente si occupa di mutilazioni genitali femminili. Sono proprio loro (il PD ndr) che non riescono a capire che si privano di questo apporto straordinario di onestà di comportamenti, di senso delle regole e di senso delle Istituzioni.
D: A proposito dei temi internazionali e della prossima Assemblea delle Nazioni Unite, l’associazione della galassia Radicale “Non c’è pace senza giustizia” sta portando avanti la battaglia per la messa al bando delle mutilazioni genitali femminili. C’è davvero oggi la possibilità di far votare, dopo quella contro la pena di morte, anche questa moratoria?
R: Da dieci anni a questa parte i progressi nei diversi paesi sono stati straordinari. Grazie soprattutto alle attiviste africane che noi sosteniamo. Se voi pensate che di ventotto paesi che hanno la pratica prevalente diciannove hanno ormai ottenuto una legge di proibizione di queste pratica. Poi ovviamente si tratta di battersi per l’applicazione. Ma il discorso è aperto e il muro del silenzio è caduto. Per questo, sui paesi “resistenti” è indispensabile questa risoluzione delle Nazioni Unite e su cui stiamo lavorando ogni giorno. Nicolò Figà Talamanca e un’altra nostra militante hanno incontrato i rappresentanti della Repubblica centroafricana e io sono in contatto con tutta una serie di Paesi africani. Siamo per lanciare un manifesto capitanato dalla first lady del Burkina Fasu. Ieri hanno aderito altri. Insomma, il tutto è un’attività sconosciuta ai più perché non facciamo né bunga-bunga né tanga tanga, però è un’attività che ci impegna molto. Probabilmente dovrò ripartire d’urgenza per il Gibbuti che è uno tra i paesi più resistenti. Un grandissimo lavoro che però, credo che se ci riusciamo quest’anno o al massimo l’anno prossimo, porterà un risultato che rimarrà nella storia, della cultura della civiltà giuridica nella storia delle Nazioni Unite, come lo è oggi, fortunatamente la moratoria sulla pena di morte.