La Direzione Nazionale Antimafia segnala al Parlamento l’eccezionale diffusione della cannabis, il totale fallimento dell’azione repressiva e che conviene valutare la depenalizzazione, … ma la politica infila la testa sotto la sabbia e tace.
a cura di Giuseppe Candido
Nella relazione annuale1 della direzione nazionale antimafia (DNA) presentata al parlamento si parla anche di droghe alle quali, a pagina 355, è dedicato un intero paragrafo titolato: “La situazione italiana – L’eccezionale espansione, in Italia, dei consumi di hashish. La questione della depenalizzazione. Il traffico di droghe pesanti. Cocaina, eroina e droghe sintetiche. Le più rilevanti operazioni anti-droga”. L’esame dei quantitativi di droghe sequestrate è in espansione non preoccupante ad eccezione del mercato della cannabis che evidenzia, secondo i Magistrati della DNA, “un picco altamente dimostrativo della sempre più capillare diffusione di questo stupefacente. Riportiamo ampli stralci della relazione che, composta di 730 pagine, è scaricabile integralmente a questo link.
I pool di Magistrati della DNA guidato dal dott. Franco Roberti, premette subito che:
“Il dato di partenza dell’analisi …, che riguarda l’attuale consistenza criminale ed economica del narcotraffico in Italia (…) non può che essere di tipo oggettivo e statistico, tale cioè da farci misurare concretamente – e al di là di facili suggestioni, spesso dettate da pre-giudizi – la dimensione esatta del fenomeno (e, quindi, poi, l’entità dell’impatto repressivo)”.
E aggiungono: “Tali dati, poi, dovranno essere confrontati con quelli gli anni precedenti. Solo così emergerà il quadro, non solo complessivo, ma dinamico delle tendenze del mercato degli stupefacenti (e, poi, della qualità ed entità della risposta istituzionale)”.
“Secondo la letteratura criminologica internazionale, che sul punto rispecchia un orientamento sostanzialmente unanime, il dato dei sequestri di stupefacente,” – scrivono i Magistrati dell’antimafia – “è uno specchio fedele delle dinamiche dei mercati: … Si ritiene prudenzialmente, almeno a livello italiano ed almeno attualmente, che, di norma, ad un dato quantitativo di stupefacente sequestrato, corrisponda un quantitativo di stupefacente immesso sul mercato pari a circa 10/20 volte quello sequestrato”.
Poi, leggendo la relazione annuale dell’Antimafia, l’analisi dei Magistrati si sposta sui numeri. Numeri che fotografano dettagliatamente il mercato delle droghe in Italia anche in raffronto con l’anno di osservazione precedente e che, proprio per la cannabis, mostrano un aumento incredibile di sequestri e, di conseguenza, di quantitativi immessi sul mercato:
“(…) Ricordiamo, allora, – si legge nella relazione – per dare un significato concreto ai dati che riguardano il presente anno, che, nel periodo precedente a quello in esame (dunque, dal 1 Luglio 2012 al 30 Giugno 2013), in Italia, venivano intercettati: (…) kg 63.132 di cannabis di cui 35.849 di marijuana, kg 27.282 di hashish e kg 4074 di piante (già all’epoca il dato non solo dava conto di un mercato in crescita, ma, anche, di una auto-produzione, per lo più aumentata da micro-piantagioni domestiche diffuse su tutto il territorio nazionale) (…). Nel periodo in esame – 1.7.2013/30.6.2014 – si registra un significativo, ma non eccezionale, aumento dei sequestri di tutte le sostanze stupefacenti sopra indicate, fatto salvo il dato sulla cannabis, che evidenziava un rilevantissimo picco di incremento di oltre il 120%. In particolare, cadevano in sequestro: kg 4.499 di cocaina, Kg 851 di eroina, kg 147.132 di cannabis ( di cui 109.000 di hashish, 37.151 di marijuana, 900 di piante), kg 74 di anfetaminici in polvere e 4625 in dosi dello stesso stupefacente.
(…) Quanto al dato sui sequestri di cannabis, lo stesso, come anticipato, evidenzia un picco che appare altamente dimostrativo della sempre più capillare diffusione di questo stupefacente.
(…) Per avere contezza della dimensione che ha, oramai, assunto il fenomeno del consumo delle cd droghe leggere, basterà osservare che – considerato che, come si è detto, il quantitativo sequestrato è di almeno 10/20 volte inferiore a quello consumato – si deve ragionevolmente ipotizzare un mercato che vende, approssimativamente, fra 1,5 e 3 milioni di Kg all’anno di cannabis, quantità che soddisfa una domanda di mercato di dimensioni gigantesche.
In via esemplificativa, l’indicato quantitativo consente a ciascun cittadino italiano (compresi vecchi e bambini) un consumo di circa 25/50 grammi pro-capite (pari a circa 100/200 dosi) all’anno.
Invero, di fronte a numeri come quelli appena visti – e senza alcun pre-giudizio ideologico, proibizionista o anti-proibizionista che sia – si ha il dovere di evidenziare a chi di dovere, che, oggettivamente, e nonostante il massimo sforzo profuso dal sistema nel contrasto alla diffusione dei cannabinoidi, si deve registrare il totale fallimento dell’azione repressiva (rectius: degli effetti di quest’ultima sulla diffusione dello stupefacente in questione).
E quando si parla di “massimo sforzo profuso” in tale specifica azione di contrasto, si intende dire che – fatti salvi i sempre possibili miglioramenti qualitativi, ovvero la razionalizzazione o gli aggiustamenti nell’impiego delle risorse – attualmente, il sistema repressivo ed investigativo nazionale, che questo Ufficio osserva da una posizione privilegiata, è nella letterale impossibilità di aumentare gli sforzi per reprimere meglio e di più la diffusione dei cannabinoidi.
Ciò per la semplice ragione che, oggi, con le risorse attuali, non è né pensabile né auspicabile, non solo impegnare ulteriori mezzi ed uomini sul fronte anti-droga inteso in senso globale, comprensivo di tutte le droghe ( impegno che assorbe già enormi risorse umane e materiali, sicché, spostando ulteriori uomini e mezzi su tale fronte, di conseguenza rimarrebbero “scoperte” e prive di risposta investigativa altre emergenze criminali virulente, quali quelle rappresentate da criminalità di tipo mafioso, estorsioni, traffico di essere umani e di rifiuti, corruzione, ecc) ma, neppure, tantomeno, è pensabile spostare risorse all’interno del medesimo fronte, vale a dire dal contrasto al traffico delle (letali) droghe “pesanti” al contrasto al traffico di droghe “leggere”. In tutta evidenza sarebbe un grottesco controsenso. Si può dire, allora, che i dati statistici e quantitativi nudi e crudi, segnalano, in questo specifico ambito, l’affermarsi di un fenomeno oramai endemico, capillare e sviluppato ovunque, non dissimile, quanto a radicamento e diffusione sociale, a quello del consumo di sostanze lecite (ma, il cui abuso può del pari essere nocivo) quali tabacco ed alcool.
… Dunque, davanti a questo quadro, che evidenzia l’oggettiva inadeguatezza di ogni sforzo repressivo, spetterà al legislatore valutare se, in un contesto di più ampio respiro (ipotizziamo, almeno, europeo, in quanto parliamo di un mercato oramai unitario anche nel settore degli stupefacenti) sia opportuna una depenalizzazione della materia, tenendo conto del fatto che, nel bilanciamento di contrapposti interessi, si dovranno tenere presenti, da una parte, le modalità e le misure concretamente (e non astrattamente) più idonee a garantire, anche in questo ambito, il diritto alla salute dei cittadini (specie dei minori) e, dall’altra, le ricadute che la depenalizzazione avrebbe in termini di deflazione del carico giudiziario, di liberazione di risorse disponibili delle forze dell’ordine e magistratura per il contrasto di altri fenomeni criminali e, infine, di prosciugamento di un mercato che, almeno in parte, è di appannaggio di associazioni criminali agguerrite”.
Così la relazione della Direzione Nazionale Antimafia. Personalmente non aggiungo altro. Giusto consentitemi qualche considerazione a margine.
1) Ha ragioni da vendere Valter Vecellio che, dalle Cronache del Garantista, parla di riflesso ormai plavoviano dei media che, letteralmente, nascondono la notizia: la DNA propone al parlamento di valutare la depenalizzazione. Una notizia che, se data, andrebbe quantomeno discussa, approfondita e meriterebbe riconsiderazioni sulle politiche antidroga. Invece si preferisce il silenzio pur di non dire che Pannella e i Radicali avevano e hanno più di una ragione per proporre, si badi bene, non la liberalizzazione che invece già c’è col proibizionismo, ma la legalizzazione, la regolamentazione che è cosa assai diversa dalla droga libera.
2) Poi c’è l’altro aspetto, l’aspetto della “lezione di Capone” che sulle droghe non si è ancora voluta capire. La ‘ndrangheta ormai non solo domina in Nord Italia con i suoi capitali illeciti provenienti dal narcotraffico, ma adesso è ritenuta dai Magistrati della DNA il sodalizio criminale più affermato in Europa nel traffico di droghe leggere. Perché è proprio da questo traffico enorme che le criminalità organizzate traggono i loro maggiori profitti e consentono di dire ai Magistrati che, se vi fossero “sette sorelle” planetarie della mala globale, la ‘ndrangheta sarebbe una di queste. Come per il proibizionismo sull’alcol in America negli anni ’20, oggi è la ‘ndrangheta organizzata a livello planetario che ringrazia lo Stato per i suoi enormi profitti che può continuare a fare grazie al proibizionismo.
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Note
1 Relazione annuale sulle attività svolte dal Procuratore nazionale antimafia e dalla Direzione nazionale antimafia nonché sulle dinamiche e strategie della criminalità organizzata di tipo mafioso nel periodo 1° luglio 2013 – 30 giugno 2014 – Roma, gennaio 2015