La sentenza della Corte di Giustizia europea che riconosce l’abuso dell’Italia dei contratti precari, è una vittoria della Gilda degli insegnanti. Intervista al Prof. Tindiglia coordinatore della Gilda-Unams Calabria che ha prodotto i primi ricorsi nel 2008
Lo scorso 26 novembre, la Corte di Giustizia europea ha condannto l’Italia per l’abuso di contratti a tempo determinato oltre i 36 mesi consentiti dalla normativa europea, oltre i quali è d’obbligo stabilizzare il rapporto di lavoro. Come ha spiegato dalle pagine del Garantista, l’avvocato Edda Squillaci, legale del Foro di Reggio Calabria che, per conto degli iscritti alla Gilda degli insegnanti di Catanzaro, ha seguito sino alla Corte di Giustizia europea tutta la vicenda, si tratta di una sentenza storica, “rivoluzionaria”.
I giudici europei – in pratica – hanno stabilito che, per le direttive comunitarie, non può essere consentita una norma nazionale che consenta il rinnovo di contratti a tempo determinato oltre i 36 mesi. Per capire ora cosa possono fare i docenti interessati (che sono oltre 200 mila in tutta Italia) ne abbiamo parlato con il Prof. Antonino Tindiglia, coordinatore della Gilda Catanzaro e della Federazione Gilda-UnamsCalabria, sindacato che, per primo, ha posto la questione davanti al giudice del Lavoro di Lamezia Terme, che ha rinviato alla Corte costituzionale e che, a sua volta, ha rimesso la questione ai giudici di Lussemburgo.
Prof. Tindiglia, ci racconta come è iniziata questa vicenda che ha portato a questa pronuncia e qual’è stato il ruolo del sindacato dal lei rappresentato in Calabria?
La vicenda è iniziata nel 2008 con la disposizione di questi contratti, dove circa 40 docenti hanno aderito, e sono stati presentati ricorsi ai vari tribunali per la stabilizzazione e la cosa era fondata sul fatto che avevano dei contratti che superavano i tre anni già reiterati nel tempo e, cosa che è prevista anche nella sentenza, il pagamento dei mesi non retribuiti e il riconoscimento degli scatti d’anzianità per la carriera. Qua a Lamezia Terme, (il Giudice del Lavoro, ndr) non si è pronunciato su questi scatti e ha pensato che fosse necessario mandare questi atti alla Corte Costituzionale. E poi?
A sua volta, la Corte Costituzionale ha mandato gli atti alla Corte (di Giustizia, ndr) europea che si è pronunciata per la condanna di questa reiterazione indiscriminata dei contratti. E che è giusto che ci sia la stabilizzazione del rapporto di lavoro. Cosa potranno fare i docenti attualmente precari, dopo questa pronuncia?
Per tutti quelli che hanno in corso (già avviato) il ricorso, adesso si dovrà pronunciare il Giudice del Lavoro in virtù di questa sentenza della Corte europea, e sicuramente avranno un esito positivo. Quelli che non hanno ancora presentato il ricorso, o lo presentano o comunque dovranno attendere che lo stato italiano si metta “in riga” e faccia in modo tale che vengano stabilizzati. E per quanto riguarda le assunzioni già previste prima della sentenza dal governo?
Qualcosa, come assunzioni, è previsto nella legge di stabilità; però, chi ha diritto a questa assunzione in ruolo? Tutti quelli che hanno lavorato nello Stato italiano. Qui la Corte stabilisce un principio: chi ha tre anni di lavoro entro i cinque anni deve essere stabilizzato. E questo vale sia per lo Stato italiano sia per qualunque datore di lavoro e la sentenza apre le porte a tutti i settori sia statali sia di lavoratori privati che vengono trattati in questo modo.
Chiarissimo. La proposta di riforma del governo Renzi, presentata e discussa online col documento “La buona scuola”, prevede l’assunzione di 148.100 precari. Il sindacato sarà contento?
Noi siamo contenti non perché immette in ruolo 140mila docenti. Siamo contenti perché chi ha un diritto, è giusto che lo abbia esercitato, insomma. È assurdo pensare che lo Stato utilizzi questa gente come se fossero, diciamo, delle “pezze vecchie” da buttare. Ti utilizzo, e poi finisce lì. Questa è diventata, purtroppo, l’Italia: se è evero che mi hanno chiamato a ricoprire un ruolo, perché a questo punto non devo essere stabilizzato? 148Mila assunzioni dicono, ma non si sa esattamente quanti sono in realtà. Il diritto ce l’ha chi ha lavorato per lo Stato per tre anni, negli ultimi cinque anni e non è stato assunto a tempo indeterminato. Questi hanno il diritto. Gli altri nella graduatoria a esaurimento, ci sono dei colleghi che vengono dalle scuole private. E loro devono chiedere la stabilizzazione nelle scuole private.
Anche altri sindacati provano a prendersi il merito della vittoria. Cosa farà la Gilda per i docenti ancora precari che possono chiedere la stabilizzazione?
Noi abbiamo le sedi disponibilissime in tutta italia (sul sito gildains.it ci sono tutti gli indirizzi), ma noi ci auguriamo che lo Stato si mette “in riga” facendo la legge che li assuma tutti quanti. Perché, ripeto, questo discorso non vale soltanto per gli insegnanti. Vale anche per il personale ATA della scuola. La Gilda mette a disposizione le proprie sedi, anche se il cappello ce l’hanno messo tutti. Anche i sindacati che sono nati l’altro ieri, adesso si vantano di produrre ricorsi a tutti e contro tutti, insomma, uno contro l’altri armati. E la sembra ad andare avanti senza esitazioni.
La Gilda è un’associazione seria che tutela, assolutamente, gli insegnanti e il personale della scuola ed è sempre a disposizione dei colleghi con tutte le sedi che abbiamo in Italia, a Catanzaro, a Soverato e a Lamezia ci sono le sedi. Ci sono le sedi a Reggio, a Vibo a Crotone e Cosenza, per parlare un po’ del Sud. I colleghi li invito a rivolgersi alle sedi della Gilda per chiedere, se vogliono, di avere anche loro la possibilità di fare questo ricorso e, per quanto riguarda i costi, sono assolutamente minimi perché noi tuteliamo i nostri insegnanti senza l’interesse di guadagnarci perché non siamo un ricorsificio.
Non si può toccare un settore così delicato con gli annunci
Stando agli insistenti e ripetuti annunci del presidente del consiglio Matteo Renzi, il 29 agosto doveva essere una giornata storica per la scuola italiana.
Invece, la sera del 28 agosto, dopo l’incontro di Renzi con il presidente Napolitano, le agenzie di stampa hanno battuto la notizia del rinvio della tanto sbandierata presentazione delle linee Guida per la riforma della scuola.
Per Rino Di Meglio, coordinatore nazionale del sindacato Gilda degli insegnanti (Fed. Gilda-Unams), “La vicenda lascia molto perplessi”. Sentito dalla Gilda tv, la Web tv del sindacato, Di Meglio è stato molto chiaro:
“Non si può toccare un settore delicato come la scuola facendo annunci; annunci del ministro, poi da parte del sottosegretario (all’istruzione, ndr) E poi ci si è messo addirittura il presidente del Consiglio dei Ministri. Annunci che vengono fatti, poi smentiti, ritirati. La scuola – continua il coordinatore nazionale della Gilda insegnanti – è una cosa seria, e un meccanismo delicato. Si tratta di milioni di persone, perché ci sono dentro un milione di personale della scuola, 700.000 insegnanti, milioni di alunni, e le loro famiglie. Diciamo che andare a mettere in attesa inutilmente tutte queste persone, per poi all’ultimo momento smentire, non è che chi ci governa ci faccia una bella figura.
Saremmo tutti curiosi – continua Di Meglio – di capire, ammesso che ci sia questa grande riforma, qual’è la filosofia cui ci si vuol riferire, e dove si vuole arrivare. Gli insegnanti sono preoccupati perché quando si fanno affermazioni del tipo: “bisogna smetterne con l’anzianità”, come ha fatto il ministro più volte, “e procedere con la meritocrazia”. … Vabbè, si parte per concetti propagandistici, perché ovviamente nessuno è contrario a premiare i buoni e punire i cattivi. Sono concetti scontati, ma va anche detto che c’è chi pensa di fare il gioco delle tre carte, perché non ci sono risorse da investire sulla scuola, e magari levare quella miseria che gli insegnanti maturano negli anni, che dopo tanti anni di servizio arrivano ad avere uno stipendio un po’ più alto di quello miserabile che l’iniziale – che è attorno ai 1200 € per le scuole primarie e 1250-1270 per le scuole superiori, questi sono gli stipendi netti miserevoli che hanno gli insegnanti italiani, – beh se uno dice: ti levo pure l’anzianità e poi faccio il merito per pochi, insomma, è chiaro che gli insegnanti giustamente si preoccupano. Anche perché – continua il coordinatore nazionale della Gilda insegnanti – la misurazione del merito chi la deve misurare? Il preside? Gli insegnanti? Gli alunni? E su quali elementi? In base al fatto che si partecipi a una commissione? Che ci si occupi di questioni burocratiche? Oppure, invece, sul fatto che uno è un buon insegnante perché conosce bene la disciplina, magari è anche un po’ severo, e quindi può anche dare fastidio a qualche studente e/o qualche genitore? Diciamo che la questione è complessa e seria e, se si vuole fare un progetto serio in questo senso, bisogna costruirlo scientificamente e non cose così tipo l’INVALSI che va a a propinare i test nelle scuole e con questo si pensa di misurare il valore del sistema scolastico italiano”.
Poi c’è la vicenda dei docenti beffati dalla così detta ‘quota 96’ per la quale i docenti della Gilda insegnati Roma hanno manifestato lo scorso 29 agosto sotto palazzo del Governo. Anche per questa vicenda il coordinatore nazionale della Gilda insegnanti non usa mezzi termini: “È un’altra questione scandalosa”, dice subito alle telecamere di Gilda Tv e, purtroppo, non di rai uno.
“Voglio semplicemente ricordare cosa è successo” – continua Rino Di Meglio – “Quando la Fornero ha fatto la riforma delle pensioni allungando i tempi a tutti e mandando in pensione chi, al 31 dicembre di quell’anno, aveva maturato determinati requisiti, ha dimenticato una cosa banale. Che nella scuola si lavora per anno scolastico e non per anno solare. Quindi migliaia di insegnanti e personale della scuola che aveva maturato il sacrosanto diritto ad andare in pensione esattamente come gli altri, solo che l’aveva maturato al 31 agosto e non al 31 dicembre, sono stati privati di questo diritto e la pensione gli è stata ritardata a chi per due, a chi per quattro, chi per sei o addirittura sette anni. Questa è una grossa ingiustizia, alla quale il Parlamento e il partito al governo si erano impegnati di mediare. Era tutto pronto, annunciato il passaggio di questa norma speciale per consentire, dopo due anni, il pensionamento dei colleghi di ‘quota 96‘, il 4 agosto la beffa. All’improvviso il ministero dell’economia ha detto che non c’era risorse neppure per questa operazione. Questo – conclude il coordinatore Rino Di Meglio – non è un modo di procedere serio. Se noi dobbiamo insegnare in osservò il doveroso rispetto per le istituzioni e le leggi dello Stato, penso che tutti abbiamo il diritto di pretendere – al di là del colore politico – la serietà da parte di chi ci governa. Basta quindi con gli annunci. Quando si fanno le cose, le si fanno seriamente: ci si confronti, si ascolti e poi si facciano gli atti di governo”.
Alla fine dell’intervista il servizio da Catanzaro sulle immissioni in ruolo in Calabria curato dal sottoscritto lo scorso 29 agosto.
Una situazione incredibile, drammatica, che non pensavo esistesse in un carcere italiano, ha riferito dai microfoni di Radio Radicale la deputata cosentina del PD Enza Bruno Bossio.
Giuseppe Candido (Radicali): Ecco perché in Calabria serve subito il Garante dei diritti dei detenuti. Molte regioni d’Italia l’hanno già istituito, molti comuni sedi di penitenziari anche. La politica calabra si muova tutta per la vita del diritto che è diritto alla vita.
“Venerdì 8 agosto siamo stati al carcere di Palmi per fare un sit-in in sostegno del satyagraha di Rita Beranrdini (in sciopero della fame dal 30 giugno scorso) e Marco Pannella (in sciopero della fame e della sete, più volte interrotto e ricominciato per le esigenze di salute legate all’aver dovuto effettuare due interventi per rimuovere due tumori). Un satyagraha rivolto a chiedere allo stato, per le carceri, di garantire il diritto alla salute, fermare la mattanza dei suicidi che nelle carceri avviene anche per la mancanza di adeguate cure psichiatriche, e fermare la tortura democratica del 41 bis inflitto a pazienti come Bernardo Provenzano, incapace di intendere e di volere, indipendentemente dalle condizioni di salute.” E’ quanto si legge nella nota di Giuseppe Candido, esponente del Partito Radicale e segretario dell’associazione di volontariato culturale Non Mollare.
“Mentre noi facevamo il sit-in a Palmi, l’On.le Enza Bruno Bossio, deputata del PD orginaria di Cosenza, nello stesso giorno si è recata in visita ispettiva ‘senza preavvisare’ al carcere di Rossano. Quello che ha trovato lo ha raccontato subito a Emilio Quintieri che, a stretto giro, ha avvisato altrettanto immediatamente Rita Bernardini; poi – ovviamente – l’ha intervistata Radio Radicale Lorenzo Rendi.
Noi, ” – continua Candido – “oltre a ricordare ancora una volta che Rita Bernardini è in sciopero della fame dal 30 giugno assieme a MarcoPannella che, nonostante la sua malattia mette in gioco la vita per la vita del diritto e il rispetto della legge nelle carceri, possiamo solo aggiungere che avevamo ragione a parlare di condizioni inumane e degradanti che continuano a persistere nelle nostre patrie galere, anche in quelle calabre, e a chiedere con forza, per la Calabria, con prepotente urgenza l’istituzione del garante regionale dei diritti delle persone private della libertà”.
Di seguito riportiamo l’intervista della deputata del PD Enza Bruno Bossio intervistata su Radio Radicale e che lo scorso 8 agosto ha fatto visita ispettiva al carcere di Rossano Calabro (CS), riscontrando delle condizioni di grave degrado in cui si trovano alcuni detenuti. Una situazione per la quale la deputata del PD ha prennunciato iniziative paralamentari ma anche in sede giudiziaria.
« Sono andata al carcere di Rossano come altre volte ero andata al carcere di Catanzaro e anche di cosenza, sono andata più volte. Le prime volte sempre senza preavviso, ma non ho trovato nessun ostacolo. Oggi pomeriggio, invece, hanno provato in tutti i modi a non farmi entrare chiedendomi di tornare in un altro momento e, poi, alla fine hanno acconsentito che entrassi solo io, senza un mio collaboratore e anche Emilio Quintieri che è un esponente del Partito Radicale con il quale sto facendo parecchie visite ispettive. Io ho accettato di entrare anche da sola perché volevo capire come mai un detenuto che era al carcere di Catanzaro fosse stato spostato, dalla sera alla mattina, al carcere di Rossano e lì, in verità, ho trovato una situazione incredibile, drammatica. Questo detenuto era in un reparto d’isolamento del carcere di Rossano, non mi hanno fatto entrare nella sua cella, che comunque aveva le lenzuola, i vestiti, eccetera. Mentre, a un certo punto, si sono messi a gridare gli altri detenuti, e ho visto una situazione che non pensavo esistesse in un carcere italiano. C’era uno dei detenuti che si è messo a gridare: ‘vada a vedre cosa c’è nella cella 1, nella cella 2 e nella cella 7’.
Enza Bruno Bossio
Lì ho trovato detenuti sostanzialmente nudi, soltanto con gli slip, uno in una cella in cui non c’era nemmeno il letto, quindi seduto per terra seminudo in mezzo ai suoi escrementi, ai piatti sporchi, eccetera. Un altro, invece, in cui il letto c’era ma senza lenzuola, anche lui senza vestiti, celiaco, quindi, col vomito per terra; lo stesso per un altro detenuto. Il primo messo in queste condizioni perché, dicevano, aveva tentato il suicidio. Cioè esattamente l’opposto (di quello che si dovrebbe fare, ndr): uno tenta il suicidio e tu lo tieni in quelle condizioni disumane. Come una bestia. Gli altri due, sembrerebbe, per tentata evasione. Ma anche in questo caso erano stati malmenati, avevano botte, tenuti in questa situazione. Io, diciamo, ho reagito. Ho detto che avrei comunque denunciato questa cosa, ma, ad aggravare la situazione è stata la telefonata della comandante della guardie penitenziarie, la quale mi ha anche insultato dicendo che io non mi dovevo permettere ad entrare senza chiedere prima il permesso. Io le ho detto che, fose, si doveva fare un attimo i conti su quali fossero, effettivamente, i diritti e i doveri vista la situazione che, diciamo, per fortuna ho visto perché probabilmente, se avessi avvisato, non l’avrei vista. Sicuramente fossi stata in un’altra situazione avrei fatto immediatamente un’interrogazione a risposta immediata che, evidentemente, in questo momento non posso fare e mi riservo di fare a settembre. Anche se intanto deposito un’interrogazione a risposta scritta, poi farò un comunicato e penso che lo denuncerò anche alla Procura della Repubblica, ma intanto sto attivando i canali anche del governo, del DAP (dipartimento amministrazione penitenziaria, ndr) perché comunque, questo atto da una parte deve essere denunciato per il modo con cui questa situazione evidentemente sta andando avanti da molto tempo e non lo sappiamo. Ma tornerò anche la settimana prossima nel carcere di Rossano per vedere se, nel frattempo, almeno sono stati intimiditi e hanno modificato le cose. Altrimenti rincarerò la dose, in qualche modo. »
Star bene a scuola: è questo il titolo del Convegno Nazionale svoltosi a Lamezia Terme (CZ) lo scorso 7 maggio, organizzato dalla Federazione Gilda Unams della Calabria – Gilda Insegnanti, in collaborazione con il Centro Studi nazionale e l’Associazione Docenti articolo 33, “per ridare un senso alla professione docente“.
Al convegno è intervenuto anche l’assessore regionale all’istruzione alla cultura Mario Caligiuri: “Il livello di benessere di una civiltà è correlato con il suol livello sostanziale di cultura“; Caligiuri è stato così gentile da rilasciarci anche una breve video intervista. (a cura di Giuseppe Candido)
La federazione Gilda Unams – Gilda degli insegnanti coordinata, in Calabria, dal professor Antonino Tindiglia ha fortemente voluto questo convegno nazionale per affrontare il tema della trasformazione, avvenuta negli ultimi decenni, della professione docente e del disagio correlato al nuovo clima che si vive nelle scuole.
Perché l’usura e lo stress dal lavoro correlato è così alta tra i docenti? E perché intervengono stanchezza e disaffezione, dopo anni di insegnamento?
In pratica queste le domande ai quali i relatori del convegno, tra cui il professor VittorioLodolo D’Oria medico specialista esperto in patologie professionali degli insegnanti e autore di numerose pubblicazioni, ti ho parlato di insegnamento come professione al rischio salute mentale, Fabrizio Roberschegg, presidente dell’associazione docenti articolo 33 e membro del centro-sud i nazionali della Gilda degli insegnanti che, nello specifico, ha relazionato sul disagio degli insegnanti e le ricadute sulla professione docente, e Gianluigi Dotti, responsabile del centro studi nazionale della Gilda degli insegnanti e che ha parlato del “clima scolastico” relativamente quello che è emerso da un’indagine sul “disagio della professione docente”.
“Un corso riconosciuto dal MIUR con nota del 14 aprile 2014 come specifica attività di formazione“, ma che, per il professor Tindiglia, “molti dirigenti scolastici hanno avuto difficoltà a riconoscere come tale e, in alcuni casi, hanno persino ostacolato la partecipazione dei docenti al corso stesso”.
Di seguito, l’intervista al dott. Vittorio Lodolo D’Oria (a cura di Giuseppe Candido)
Il risultato sono stati un bellissimo convegno e una sala piena di docenti interessati ad aggiornarsi e informarsi sull’importante tema riguardante, appunto, salute e benessere dei docenti, ma anche, indirettamente, degli alunni.
Per vedere l’intero intervento del dott. Lodolo D’Oria, sul sito www.GildaTv.it è disponibile la sintesi della giornata a Lamezia e l’intera giornata a Bari.
Pasqua con Pannella1: La democrazia reale si sta sostituendo alla democrazia.
Marco Pannella, Natale 25 dicembre 2013, Roma – III Marcia per l’Amnistia!
“C’è il bombardamento di Renzi in TV. … Uomo apparentemente agile perché non hai il peso delle convinzioni. … Stanno pompando Alfano, che rischia di non superare la soglia del 4%”, ma “Si sta sicuramente cercando di fare stravincere il leader attuale dell’Italia. Sappiamo il collegamento che c’è tra ascolti e dato elettorale”.
I Radicali? … È venuto sempre più formandosi un convincimento: Questi qua non conviene farli parlare. … In questo regime c’è una forza politica alla quale all’opinione pubblica non è consentito di giudicarla.
… Dobbiamo dare un contributo a noi stessi, ma a tutto il mondo, alla scienza, per analizzare quello che accade. … sempre di più la democrazia reale si sta sostituendo alla democrazia”. Non ci candidiamo perché riteniamo più importante poter dare, scientificamente, informazioni sul corpo malato della democrazia.
A questo punto, abbiamo un Presidente delle Repubblica che deve, per prudenza, sottostare a situazioni oggettivamente ricattatorie di questo nuovo astro italiano che c’abbiamo che, in sei mesi, da sindaco di Firenze viene plebiscitato come grande. … Lui (Renzi) sta nelle televisioni ed ha ascolti complessivi da periodo franchista … abita costantemente a casa degli italiani.
Cosa faranno i Radicali che non si candidano alle elezioni?
Dopo la conversazione settimanale di domenica con Massimo Bordin a Pasqua, Marco Pannella lunedì sera si è sentito male e, martedì 22 aprile, come c’ha fatto sapere Rita Bernardini, nella prime ore della mattina è stato operato all’aorta addominale.
Poiché dall’ospedale Gemelli di Roma dov’è ricoverato Marco, Rita Bernardini ci fa sapere attraverso Radio Carcere che Pannella sta meglio, che – addirittura – chiede i suoi sigari e raccomanda di non mollare le lotte in corso, per una sua pronta guarigione oltreché per i prossimi 84 anni che compirà il prossimo 2 maggio, sapendo di fargli cosa gradita non trovo niente di meglio per fargli gli auguri che trascrivere, per grosse linee, quanto il leone della politica italiana ha detto durante la tradizionale conversazione settimanale. Pannella se la prende con Matteo Renzi e, soprattutto, con la televisione italiana “di regime”, il sistema, cioè, della disinformazione radiotelevisiva che non consente ai cittadini di far conoscere la proposta politica dei Radicali e che non gli da’ spazio se non quando, appunto, rischia di tirare le cuoia.
Gli argomenti di riflessione politica sono molti, ma ovviamente Massimo Bordin, nel giorno della resurrezione, parte dalle parole del Papa per dare l’incipit alla conversazione con Pannella.
Le parole che Papa Bergoglio ha pronunciato Venerdì durante la via crucis, durante la sesta stazione, “dove ha parlato di condizione dei detenuti, del sovraffollamento nelle carceri citando i detenuti e gli immigrati come delle persone che soffrono oggi”, aggiunge Bordin, “sono un elemento che si ritrova valorizzato da RadioRadicale più che dal resto dell’informazione italiana”.
Pannella preferisce, però, parlare dell’atro argomento che pure Bordin propone: “quello più prettamente politico che riguarda, invece, il governo Renzi, gli 80 euro promessi a bonus e quello che ne consegue: il che fa il governo”, insomma. “L’uovo di Pasqua”, secondo Bordin che stuzzica Pannella, “Renzi lo mangia sereno perché tutto sommato le cose sembrano andargli abbastanza bene”.
In realtà, però, i due temi non sono del tutto slegati perché di fondo c’è l’informazione del regime italiano.
Marco Pannella, Emma Bonino e Ignazio Marino durante la III marcia per l’amnistia (Natale 2013)
“Per chi si occupa della politica e delle dinamiche della politica li troverà interessanti. … Ci sono autorevoli parlamentari che si occupano di questi aspetti per motivi istituzionali e usano in genere i dati dell’osservatorio di Pavia per avere i dati sulla comunicazione. Noi abbiamo un criterio del tutto nuovo.
Gli altri fanno (le statistiche, ndr) in base ai minuti e ai secondi che appaiono in tv o in radio. Innovazione del centro di ascolto è, invece, di dire a quanti cittadini italiani offerta la possibilità di ascoltare giudicare; … Attraverso il centro di ascolto non riusciamo a dimostrare che per esempio negli ultimi 12 13 giorni dall’inizio di aprile ad oggi il centro di ascolto può già dare indicazioni di voto! Perché abbiamo l’esperienza passata. Abbiamo questi dati: analisi degli ascolti dei tempi in voce nei telegiornali Rai. E viene questo: partendo dagli ascolti e non dai minuti, si monitora quanto ha potuto l’opinione pubblica giudicare l’uno o l’altro evento. (…) Dal 15 aprile ci sono 90 edizioni di TG della Rai TV e su questi gli ascolti avuti sono in totale un miliardo e 763 milioni. Non potenziali, ma ascolti reali. Questa – dice Pannella – è la novità rispetto agli altri dati. … Si può fare un rapporto (delle presenze) e con questo fare delle previsioni di voto precise”.
In realtà, i dati cui fa riferimento Pannella durante la conversazione con Bordin sono pubblicati non sul sito ma sul blog del Centro d’Ascolto per l’informazione Radiotelevisiva.
E i dati pubblicati sono impietosi. Rivelano infatti la diversità di trattamento delle varie forze politiche e la non democraticità del sistema che – come pure evidenziava Vincezo Vita qualche giorno fa su Il Manifesto – di par condicio non ha nulla.
Nei telegiornali RAI, infatti, di un miliardo e 763 milioni di ascolti, dal primo al 15 di aprile, con ben 316 milioni di ascolti consentiti il PD svetta con il 17,9% seguito a ruota, nella scaletta della dispar condicio, dal Movimento 5 Stelle e Beppe Grillo con 291 milioni di ascolti pari al 16,5% del totale. Beppe Grillo non ha da lamentarsi come presenze in TV.
Seguono poi il governo, nella sua compagine dei ministri e sottosegretari, che hanno avuto nei primi 15 giorni di aprile 269 milioni di ascolti pari al 15,3%. Con 251 milioni di ascolti, pari al 14,2% del totale, nella classifica degli ascolti consentiti durante i telegiornali c’è Forza Italia.
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, lui da solo, ha totalizzato altri 134 milioni di ascolti pari al 7,6% del totale che lo collocano al 5° posto della classifica.
Seguono poi Lega Nord (62 milioni di ascolti, pari al 3,5%), Sinistra Ecologia e Libertà (56 milioni di ascolti, 3,2%), Nuovo Centro destra di Alfano (55 milioni di ascolti, 3,1%), Fratelli d’Italia è al decimo posto (45 milioni di ascolti, 2,5%).
Per ritrovare i Radicali nella classifica della non democrazia italiana o, se vogliamo, della dispar-condicio, bisogna scendere molto più in giù nella classifica, arrivare sotto Scelta civica (32 milioni di ascolti, 1,8%), dell’Unione di Centro (23 milioni di ascolti, 1,3%) e del Centro Democratico (9 milioni di ascolti, 0,5%), sotto ancora a La Destra di Storace e Futuro e Libertà, rispettivamente con 5 milioni di ascolti (0,3%). Al 20 posto della classifica, finalmente, ci sono i Radicali cui, dal 1 al 15 aprile, sono stati dati solo 50 secondi durante le edizioni più notturne e consentendo così solo a 4 milioni di cittadini (0,2% degli ascolti totali) di ascoltarne e giudicarne la proposta politica.
Per Marco Pannella, il sistema dell’informazione radiotelevisiva italiana è totalmente anti democratico e di regime: “Valgono, tranne eccezioni, lo stesso tipo di comportamenti, lo stesso tipo di esclusioni e lo stesso tipo di inclusioni, magari anche ossessive come quella di Renzi”.
“Siamo in grado di dare un apporto alla teorica delle analisi dei movimenti politico elettorali e, dal punto di vista istituzionale, può essere importante. E allora diciamo che è evidente, che in questi ultimi giorni c’è il problema di far avere il 4% ad Alfano. È pacifico, perché ormai si da che quando c’è quel bombardamento in tutte le reti, si riesce a valutare chiarissimamente come l’ascoltatore, molto spesso, se non ha voglia di Grillo o Renzi, se ha sentito le cose che quel giorno dicono, poi dice basta e cambia canale.
(…) Sappiamo il collegamento che c’è tra ascolti e dato elettorale. (…) Uno studio del Centro relativo agli ultimi due anni tra agli ascolti consentiti ed esiti elettorali”, dimostrerà il nesso che c’è tra le due cose, “così si finisce con la questione della rete-non rete. Non importa se la gente ha visto il telegiornale in rete o, invece, direttamente in TV.
(…) Oggi, io che guardo quelle cose, finisce che potrei dire che in questo momento si sta sicuramente cercando di fare stravincere quanto possibile il leader attuale dell’Italia, perché è così che si muovono lor signori. Poi, appunto, quelli che devono venire più o meno dopo. Il movimento cinque stelle che, dai dati del Centro d’ascolto, è quasi a pari grado con le forze di governo complessivamente.
Dopo varie elezioni che si fa questo lavoro (il confronto, cioè, tra ascolti consentiti alle diverse forse politiche e successivo dato elettorale, ndr) puoi cominciare a fare delle ipotesi sull’11ª che farai domani, su quello che può con qualche probabilità avere come conseguenza elettorale”.
Tutto questo, per Marco Pannella,
“Non viene mai fuori nei dibattiti, a meno che non ci sia una presenza Radicale”
Massimo Bordin, a questo punto, è costretto a riassumere:
“Stanno pompando Alfano, che rischia di non superare la soglia del 4%, però – cosa che appare contraddittoria – stanno pompando molto anche i 5 Stelle che è anch’esso con una volata, non sulla soglia ampiamente superata nei sondaggi che lo danno largamente sopra al 20%, ma perché molto vicino a Berlusconi”. In pratica, “Renzi pompato perché Presidente del Consiglio (i potenti, quelli non si sa mai. Si pompano sempre. È la ragione sociale della Rai. Più singolare che lo faccia Mediaset)”.
Per Marco Pannella:
“Ciò che si vede è che Grillo da anni (prima del semestre che precede le elezioni 2013, ndr) – stava a una certa quantità d’ascolti. A un certo punto accade che tutte le televisioni, le principali testate, quelle che hanno milioni di ascolto, questo è importante, a un certo punto Grillo continua a non andare perché non ama i dibattiti, ma tutte queste televisioni vanno da Grillo. E poi che uso ne fanno? Pigliano i due minuti e mezzo oratoriamente più efficaci e li sparano lì. È indubbio. Perché se accadesse – dice ancora Pannella – che sparano lui perché lui va bene, guadagnano ascolti con lui, sarebbe assolutamente un criterio doveroso, ma il problema è un altro: se tu lo metti in un posto che sai già che c’hai 4milioni d’ascolto, evidentemente. E infatti la “sorpresa Grillo” è una sorpresa – per chi studiasse queste cose con un po’ di serietà – assolutamente ingiustificabile come “sorpresa”.
Perché se guardiamo che cosa è successo nei quattro mesi prima delle elezioni dal punto di vista posizioni a questo punto sappiamo come, in che ordine di grandezza, potranno arrivare i leader politici, e questo diventa fondamentale.
(…) Per esempio quando Renzi e diventato uno dei cinque candidati delle primarie del PD i suoi ascolti erano quelli che erano, nel senso anche della frequenza. Poi quello che diventa interessante e che corrisponde la quantità di ascolti che sono stati consentite agli italiani di sentire Renzi con la “sorpresa” Renzi così come corrisponde la “sorpresa” Grillo. E quando dico sorpresa dico “sorpresa” dico sempre tra virgolette”.
Perché, per Pannella,
“C’è un rapporto fisso da questo punto di vista. Quando noi diciamo che sono vent’anni che il trattamento dei Radicali è identico, sia che noi abbiamo parlamentari sia che ci troviamo a livello istituzionale, attenzione, come “quelli” che ponevano l’urgenza del problema del debito pubblico quando ancora non era neanche divenuto tema del dibattito, … dopo un mese allo 0,3 siamo passati a zero di ascolti consentiti. Poi continuiamo a seguire il problema “fame nel mondo” e, su questo, vorrei dire che forse il Papà si è un po’ sbagliato. Oggi Lui ha parlato della fame, mentre invece sui prigionieri e sul diritto … il termine non è stato evocato. Ed è noto che noi abbiamo coinvolto i Papi, i Presidenti della Repubblica, premi Nobel in quell’evento e, torno a dire, da soli. (…) Si può documentare che noi siamo andati, semmai, un po’ meno del pochissimo nel quale andavamo prima che iniziassimo, dopo la fame nel mondo, questa campagna, diciamo, del debito pubblico. È venuto sempre più formandosi un convincimento: Questi qua non conviene farli parlare”.
Poi Pannella spiega, ancora una volta, la posizione dei Radicali che alle prossime elezioni europee non sono candidati:
“Noi dobbiamo dare un contributo a noi stessi, ma a tutto il mondo, alla scienza, per analizzare quello che accade. … Sono 20-25 anni che pure sulle cose per le quali accadeva che coinvolgevamo l’opinione pubblica internazionale, spessissimo il Parlamento europeo, spessissimo le giurisdizioni internazionali come all’ONU, corrispondevano quelle nei momenti di ulteriore compressione della possibilità di essere ascoltati che abbiamo avuto.
Allora quando questo accade per venti o trent’anni di seguito, significa che in questo regime c’è una forza politica alla quale all’opinione pubblica non è consentito di giudicarla … Se la quantità di ascolti è zero, beh allora sei zero”.
Per chiarire il concetto Massimo Bordin ringrazia l’intervento dal web di un ascoltatore che segnala, addirittura, “una formulazione precisa degli ascolti consentiti” di cui si parla.
“Una formula semplice, perfetta”, dice Massimo Bordin ironizzando, “tanto che la capisco perfino io”.
La formula suggerita dall’ascoltatore è la seguente:
“tempo di parola per utenza raggiunta uguale ascolti consentiti, che è poi”, aggiunge Bordin, “quello che dici tu, tradotto in formula”.
Per avvalorare le sue affermazioni sull’esclusione dai media dei Radicali, Pannella fa esplicito riferimento alle condanne della Rai e dell’Autorità di vigilanza ottenute in riparazione delle violazioni dei mancati tempi televisivi.
Bisogna ricordare a chi legge e non segue direttamente le vicende Radicali che, dopo una battaglia legale durata 3 anni, lo scorso 2 maggio 2013, proprio quando Marco compiva i suoi 83 anni, il TAR Lazio ordinava “perentoriamente” all’Agcom di adempiere entro 30 giorni, proprio per l’assenza dalle trasmissioni politiche, altrimenti avrebbe nominato un Commissario ad acta. L’Agcom non ha, com’era prevedibile, adempiuto, ma la cosa grave è che neanche il commissariamento c’è stato, per cui il Tar ha smentito sé stesso.
“Ricorderò che gli ascolti consentiti di Emma Bonino: nell’ordine dei soggetti politici analizzati, Emma, mi pare, è la cento …, non la seconda, la decima o la ventesima. La centosessanta o centocinquantesima, ecco. E continua ad essere questo. Io, per quel che mi riguarda, batto persino Emma; vado cioè più sotto in ascolti consentiti”.
Suggerirei anche ai ricercatori, per non dire ai giornalisti, di documentarsi un tantino di più di queste costanti. Su che cosa non é stato consentito alla gente di farsi un’opinione?
Per Pannella, “oltre al debito pubblico anche su tutte le cose che il Papa oggi dice, il problema del terzo quarto mondo, la miseria e via dicendo, anche su queste nessuno mette in dubbio che noi abbiamo fatto molto. Dal Parlamento europeo ai 130 Nobel, dalle quantità di denaro che abbiamo fatto dedicare alla campagna precise sullo sterminio della fame del mondo. Ma venendo poi al finanziamento pubblico dei partiti. Oggi si torna a discutere, al rimproverarsi, ma il popolo italiano si è pronunciato 15 18 anni fa, con solo noi a sostenere il referendum.
E sono state cose plebiscitarie. .(…)
È indubbio che noi abbiamo avuto per vent’anni il monopolio del mettere questo al centro della realtà politica italiana istituzionale e appunto lì è dimostrato che in quei momenti non è che c’è stato il risultato di una nostra situazione privilegiata nella comunicazione. (…)
Il problema grave oggi qual’è?
È che dopo 20 25 anni noi riteniamo di poter proporre qualcosa che, adesso, non diciamo più solo noi: c’è una democrazia reale che si sta sostituendo alla democrazia.
Cioè l’anti democrazia, via via, continua a serbare, per essere più efficace, alcune forme liturgiche di tipo democratico. È quello che, oggi, possiamo appunto documentare e che in quei casi la stretta informativa si è confermata e non cessa ancora, adesso, quando passano messi a divenire, s’è possibile, ancora più sapiente.
È importante che ci sia una forza politica come la nostra che fornisca, prima che arrivi il corpo sul quale si fa l’autopsia, nel decorso della malattia antidemocratica, di indicare quotidianamente le motivazioni patologiche che si stanno sviluppando su questo corpo sociale e, non è un caso, lo ripeto, che tutte le forze politiche adesso per esempio (lo denuncino, ndr).
Noi abbiamo deciso che cosa? Che noi non vogliamo essere assenti quando ci sono elezioni truffaldine espressioni gravissime dell’anti-democrazia. E allora cosa facciamo?
Facciamo come magari adesso mi fa piacere per loro i verdi che possono senza raccogliere le firme andare alle elezioni?
E devo dire su questo ci sarebbe da fare qualche osservazione direi quasi un pochettino ironica sulla corte costituzionale. Perché lo stesso ufficio della corte costituzionale che, meno di un anno fa, a proposito dei referendum radicali praticamente non ha riconosciuto le firme che avevamo depositate. È lo stesso ufficio. Mi viene da sorridere … la Cassazione, come si sono espressi sui referendum e (sull’ammissione della lista dei Verdi) che il partito sia europeo.
Noi riteniamo più importante poter dare, scientificamente, informazioni sul corpo malato della democrazia, mano mano che lo individuiamo, lo illustriamo e lo documentiamo; sicché non bisogna aspettare come col nazismo, di avere l’autopsia del corpo morto di quello Stato.
Siccome ho sentito, per esempio, Bonelli dire, “Noi, verdi, con le grandi battaglie che stiamo facendo”. Io devo dire, sarò distratto, ma proprio queste grandi battaglie dei compagni verdi, semmai io posso immaginare le posizioni ecologiste, insomma dell’impronta ecologica, sulla quale radio radicale fa anche, ormai da un semestre, delle informazioni purtroppo quasi in regime di monopolio, perché su queste cose è noto … ah … oggi, per esempio, comincia a esserci (su giornali, ndr) la cosa che scoppia sull’adriatico e altrove sul “NO TRIV”. Siccome in Italia s’è sentito parlare solo i No Tav; i NO TRIV, sui quali sono interessati l’Eni, l’Agip, e tutto questo tipo di (aziende, ndr) ufficialmente, allora viene fuori che, adesso, possono essere prese in considerazione tesi scientifiche che venivano ignorate, che mettevano in rapporto, in alcune realtà territoriali, le estrazioni e il regime di estrazioni, anche in mare, e il favorire o rendere più gravi i fenomeni sismici. Ma su questo, noi abbiamo continuato e continuano a documentare, così a rendere più gravi, anche, le condizioni ambientali in rapporto ai tumori. Per quel che riguarda, in particolare in Basilicata, parliamo dei dati (scientifici) che si sono cercati di occultare …, su Taranto città anche e non veniva fuori, i Verdi non se ne erano accorti. Noi si. E adesso devo dire le stesse cose sulla Campania, Vesuvio e altre questioni, ma anche in connessione con, appunto, le attività estrattive. E adesso, questo, viene fuori in Abruzzo. Non sono io che me l’invento. C’è il dubbio, a livello ufficiale, e noi lo dicevamo. A questo punto è venuta fuori la notizia sorprendente: le autorità, lo Stato praticamente, constata che queste attività estrattive stanno creando seri problemi che, da una parte, addirittura per trent’anni, hanno inquinato le acque minerali d’Abruzzo e l’abbiamo scoperto adesso. Come dire, Bussi e d’intorni. Parlo di cose accertate. Ma adesso, invece, creano dei problemi, l’abbiamo letto sui giornali, e i comportamenti dello Stato, da questo punto di vista, sono quelli che sono e noi possiamo dire che abbiamo sicuramente sollecitato la giurisdizione internazionale e sovranazionale superiore, finalmente noi avremo in una di queste settimane giudizi sul Vesuvio, sui Campi Flegrei, e via dicendo, proprio da parte della giurisdizione europea (della CEDU) oltreché italiana. Nel senso che, sappiamo, è stata costituzionalizzata la sede CEDU ed è anche organo di giurisdizione superiore anche in Italia. E le battaglie, devo dire di Bolognetti, e anche più di recente in Calabria.
E poi devo anche dire, non bisogna dimenticare, non solo in Campania ma anche qui nel Lazio, dove tante storie si sentivano sui rifiuti, Malagrotta eccetera, e adesso mentre Massimiliano Iervolino che faceva anche libri, ma il silenzio anche degli intellettuali specifici non è stato mai molto soddisfacente. E quindi diciamo, allora, il non ignorare il fatto che, dopo venti o trent’anni di questo Regime, le componenti che, secondo tutte le giurisdizioni internazionali, consentono di riconoscere come elezioni democratiche e non elezioni di copertura, importantissimo delle dittature, l’abbiamo sempre ricordato che nelle dittature tradizionali non votare era reato, c’era l’obbligo di votare, in quelle democratiche andare a votare, a firmare, eccetera, è una facoltà e non un obbligo. E anche questo, mi pare, dobbiamo metterlo nel conto. Perché andare a presentarsi quando non ti presenti a niente, perché che mandi, il biglietto da visita a casa dei 40 o 35 milioni di elettori italiani?
Queste cose sono illusorie. Perché ogni volta, come dire, ma forse due o tre o quattro, forse riusciamo ad eleggerli. Per carità, magari ne avrà cento, Bonelli o Ingroia. In fondo lo stimolo maggiore è questa, comprensibile, speranza di entrare in organismi parlamentari. Poi che cosa, pochissimi eletti, servono? Beh, credo che nel Parlamento italiano o in quello europeo un po’ ovunque, anche gli avversari riconoscono che pochi elettori radicali comunque hanno una funzione e restano nella Storia di quegli organismi. Mentre altri no.
A questo punto, Massimo Bordin riassume:
In effetti, tutte queste cose che tu hai notato, tutti questi avvenimenti, che sono diversi: da un lato c’è la siderurgia, dall’altro le estrazioni petrolifere, però un minimo denominatore ce l’hanno. Ed è il rapporto, poco trasparente, fra imprese e istituzioni locali. Cioè a dire: sono le istituzioni locali a mettersi d’accordo con le imprese e a mettere a tacere alcuni aspetti sui controlli. Lì è evidente che c’è anche il ricatto occupazionale delle imprese …
Pannella:
“Hai ragione Massimo. Va aggiunta una cosa: che all’interno dei partiti che poi sono quelli che diventano partiti regionali, provinciali eccetera, a monte, sui grossi problemi dei settori produttivi delle imprese eccetera, io per tre anni ho avuto una contrapposizione che non diveniva ufficiale, con la maggioranza degli analisti politici di ispirazione non certo Crociana o Liberale, operanti in Italia, ma per cercare di far riflettere se per caso, il terzo stato italiano come quantità anche, quindi non solo qualità, fosse determinato da i luoghi di produzione di forte presenza sindacale, in genere, vicina al metalmeccanico o, invece, se non in tutto il lavoro impiegatizio statale, parastatale provinciale e via dicendo, (…).
E … Bordin: i Radicali non si presentano, ma secondo loro per chi dovrei votare?
Pannella:
“Secondo noi, andare all’ammasso del voto, in queste condizioni pregiudicate strutturalmente quanto ad anti democraticità, il problema è quello: secondo vecchi schemi rivoluzionari di finanziare di armi quelli che non sono del regime. Oggi, invece, quello che abbiamo detto, e ripetuto adesso, di iscriversi al Partito Radicale così che noi che ci troviamo in una situazione che si aggraverà sempre di più, di ristrettezze gravi, totale, di mezzi, e se non ci presentiamo per nulla e, quindi, di conseguenza, non si avrà magari il rappresentante che sarebbe eletto, la situazione è tale che non solo non hai i quattrini del finanziamento pubblico, ma tutte le esenzioni di servizi che consentono un minimo di agibilità civile, non politica, vengono a mancare. … i Radicali hanno constatato, constatano e documentano, dopo vent’anni di polemiche e di smentite, che c’è da cogliere l’occasione di queste elezioni per far conoscere sempre di più, a studiosi e cittadini, che quello che loro sentono, “tanto è sempre la vecchia solfa”, “sono tutti uguali”, e via dicendo, ha un fondamento oggettivo. E che, quindi, queste elezioni sono la naturale estrema risorsa dell’anti-democrazia e del suo fallimento rispetto al credito che si fa agli ideali democratici. (…)
È indubbio che noi rischiamo di mettere fine a questa storia del Partito Radicale. Vent’anni di fascismo con le tecnologie di allora, quarant’anni, o cinquanta, di anti democrazia antifascista invece che fascista, producono disastri territoriali di tutti i tipi. Quelli per i quali l’Italia è davvero, comunque, su tutti i temi: ambiente, giustizia, è sempre o nei primissimi posti o negli ultimissimi posti, ogni volta che si pongono problemi di diritto, di diritti e, quindi, di correttezza istituzionale. … A questo punto, noi abbiamo un Presidente delle Repubblica che deve, probabilmente per prudenza doverosa ma costosa anche, sottostare a situazioni oggettivamente ricattatorie di questo nuovo astro italiano che c’abbiamo che, in sei mesi, da sindaco di Firenze viene plebiscitato come grande. Lui sta, almeno nelle televisioni ed ha ascolti complessivi da periodo franchista. Allora raggiungevano forse meno di un decimo di ascolti possibili di quelli che oggi riceve Renzi che abita costantemente a casa degli italiani. … All’improvviso Lui come candidato (alle primarie, ndr) è scattato ad essere il secondo in assoluto anche rispetto al Presidente del Consiglio che c’era. … Sta accadendo lo stesso, in realtà, per quelli che devono fare il 4%. C’hanno un’esperienza ormai e, quindi, noi diciamo che oggi noi dobbiamo prendere l’occasione di queste elezioni per cercare di cambiare qualcosa in Italia. (…)
Di Bolognetti (Maurizio, ndr) hanno acquisito lì (in Basilicata, ndr) una fiducia e una stima di tipo personale rispetto al loro conterraneo che da trent’anni loro conoscono; quando poi vedo che se lui va a Taranto, due anni fa ci è andato, e aveva già a Taranto compreso quale fosse la situazione che si stava sviluppando e la funzione del grande Nichi, il governatore di lì, rispetto ai proprietari dell’ILVA e del disastro assassino Tarantino perché di questo si tratta. Allora adesso io o anche un libro, l’ho già accennato, quello di Giuseppe Candido che sta per uscire, direi, su quel tipo di analisi radicale che quella, qui a Roma, di Massimiliano Iervolino ecc.
C’è quello di Bolognetti in Lucania e, appunto, questo di Giuseppe Candido importante, bello, anche per la Calabria. E a questo punto, torno a dire, bisogna cercare di chiarire, lo chiedo, perché la Bonino, la ministra degli esteri in Lucania arriva lei, lì dove la gente quando non l’ha mai vista gli da’ il 2% in più del plebiscito nazionale, e poi (alle regionali, ndr) ci sono 40 voti preferenziali su 40.000! Mi volete da’ una spiegazione? (…)
Radicali in altre liste? Quando Massimo Bordin chiede se c’è la possibilità che qualche radicale sia presente in qualche lista Pannella risponde:
“Mi pare che sarebbe logico! Perché corrisponde a quello che accadrebbe in molti partiti in casi numerosi. Io non credo che ci saranno casi numerosi ma credo che ce ne saranno di sicuro. … E so che significa, magari, poter essere letti, sappiamo l’importanza di essere nelle istituzioni perché sappiamo usarla non solo per sgovernarle o per fare quella politica che ci porta – in questi 40 cinquant’anni – nella situazione fallimentare del nostro territorio.
(…) È cosa automatica che, se non si verificasse poi se non con eccezioni che confermano la regola, sarebbe un’ulteriore dimostrazione del permanere della diversità radicale come diversità alternativa, socialmente, alle altre.
È naturale e di conseguenza, ho detto, se accadrà il modo eccezionale dimostra in modo positivo la diversità Radicale perché questi naturali istinti dovrebbero fare presenza ancor più evidente nella condizione della “fame” Radicale, concretamente delle difficoltà eccetera.
Quindi fornendo non sono più alibi ma più ragioni non da condividere magari ma ragioni. Però qui mi corre l’obbligo di dire noi una volta abbiamo avuto quando ancora in televisione qualche volta c’andavo una volta che abbiamo avuto 42.000 persone che si sono iscritti; allora mi pare costasse 200mila lire la tessera. …
Siamo molto attenti mi pare che oggi dobbiamo pur sapere che da radio radicale c’è il rischio di saturazione, … diventa un imbuto. Non c’è, attorno, la conoscenza di queste cose.
Io invece voglio credere che proprio questa nostra richiesta, questo nostro preannuncio, quello di fare una cosa più importante che, al limite, fare concorrenza Bonelli, Ingroia o altre cose del genere; e cioè fornire una forza anche di documentazione, che significa ricerca, e ci vuole tempo; perché ci vuole tempo in quanto non ci sono fondazioni che lavorino per noi per far sì che le nostre presenze sulle giurisdizioni internazionali e nazionali possono rappresentare un salto di qualità che faccia conoscere la forma di democrazia reale di adesso rispetto a quella di cinquant’anni fa.
Cioè di fare non, appunto, l’autopsia del corpo, ma fare l’anatomia e vedere quali sono i germi i virus che attaccano la salute e quali la difendono. E può avvenire appunto attraverso anche la sottovalutazione che si ha dell’importanza di riuscire.
(…) Era Loris fortuna che mi aveva colpito quando dicevano i radicali extraparlamentari e lui diceva testualmente: «Io non ho mai conosciuto una forza politica e culturale che abbia tanta capacità di occuparsi delle istituzioni, di nutrirle, di alimentarle, comunque, anche in termini critici di sostegno» e credo che, in effetti, questo ci rappresenti in modo positivo; se pensiamo poi anche le cose che convincevano, oltre a Loris Fortuna, anche Altiero Spinelli, per esempio, nei nostri confronti, ma che in questo momento (tornano d’attualità, ndr); ho detto che sono grato a Radio Radicale che credo l’abbia data due volte questa cosa singolare: vado a Monaco a ribadire, parlo in italiano agli uiguri, per ribadire la nostra posizione, quella del Dalai Lama e di Rebia Kader, in termini durissimi, chiarissimi e, mi pare, anche adesso stiamo vedendo essere accettata dai 50 rappresentanti che erano presenti a questo che era un loro consiglio nazionale e non già un congresso. L’elemento di afflato comune, di comprensione, è stato proprio quando dicevamo che dobbiamo aiutare la Cina a prendere più democratica la situazione anche degli Han oltre che di Pechino. …
Per Pannella, in Italia …
(…) Il processo di putrefazione di questi regimi non democratici che dal 1920, grosso modo con una breve pausa hanno governato il territorio italiano.
Abbiamo oggi un territorio che, in tutte le parti, parla in modo eloquente nel senso che esprime le situazioni patologiche che vengono solo da noi, magari, individuate per curarle mentre abbiamo comportamenti dei vari governatori che avvolte ci sembrano vecchi di quarant’anni. E devo dire c’è una cosa che mi pare importante: intanto questo fatto, veramente, di questa scorpacciata in posta di un uomo, non importa quale; da un mese, nei confronti di uno: il presidente del consiglio. Mentre dibattiti ci sono solo di quelli miseri o miserabili dibattitucci, di liti interne fra loro signori, cioè fra componenti di un’associazione che litigano enormemente. Ho sentito che viene la nostra vecchia osservazione, che avevo fatta già a proposito del peculato, ma abbiamo ridetto poi del falso in bilancio vengono oggi vi evidenziati come – anche tecnicamente – un crimine mentre era stato sostanzialmente depenalizzato di fatto.
Quello a cui assistiamo sono tipiche di chi di un direttivo di Associazioni. Non c’è mai una visione riformatrice che si contrappone. Come nel caso del voto di scambio sul quale c’è un dibattito scandaloso. Gli italiani assistono ad dissensi violenti costantemente come ne condomini votano contro ma governano e sgovernano assieme.
Riferendosi ai grillini, dice:
La partitocrazia ha capito che questi non sono pericolosi perché sul piano della protesta, della denuncia e anche dell’onestà che continua ad esserci dietro, ma non rappresentano un pericolo nella durata perché non sono propositivi. Perché non hanno un’idea del tipo di Stato, diciamo, anglosassone, europeo.
Ignorano i nessi e ci stanno, adesso, tra Stati vecchi all’anglosassone, come punto di riferimento, e il benessere sociale ufficiale anche spesso in buona parte tenendo presente le fasce più povere più umili.
(…) Una cosa mi ha colpito di Renzi: che essendo fiorentino e toscano, Toscana che ha sempre prodotto delle posizioni religiose e ti ha espressa nella storia da quelle savonaroliane a quelle di La Pira o cattolici-liberali o quelle che hanno portato la Toscana a essere una regione governata dal Pci e dai succedanei (…), non ho trovato nessuno tra quanti lo conoscono o hanno conosciuto che abbia detto: “aveva un periodo in cui era convinto …”. Mi pare una caratteristica: è uomo apparentemente agile perché non hai il peso delle convinzioni. La sua convinzione e che è possibile con abilità avere successo”.
Bordin: (…) In Vaticano c’è invece una formula: si trema e si trama.
Pannella: C’è una resistenza contro le riforme di Papa Francesco. (…) Lui non si rende conto che Giovanni Paolo II era andato in Parlamento perché aveva la saggezza per evitare che si accumulassero processi.
Lui non si rende evidentemente conto.
(…) Io dico che noi abbiamo al centro la mobilitazione dell’opinione se esistesse intellettuale dell’opinione conta ma diciamo dell’opinione dando fiducia nella gente comune ma so che a quelli noi non riusciamo in questo momento a corromperli con le nostre cose. Beh, la cosa di Emma Bonino e la cosa del parere del Presidente della Repubblica riuscirei a dirli in tre minuti; è quello che loro, adesso, non vogliono più aprirmi la possibilità di fare questo.
Però, … quello che è essenziale adesso e far udire, scrivere, l’essenziale delle cose che vengono negate in patente violazione del diritto italiano del diritto internazionale che connoti quindi in modo chiaro quello che, purtroppo, il Papa ritiene che sia già chiaro. Invece non è chiaro. (…)
Tendono a distrarre il problema del diritto e dei diritti che poi include quello penitenziario, ma se quello penitenziario non lo inquadri dicendo: guardate che tutti questi, alla fine con noi, adesso, riconoscono che è una misura strutturale che già costringe alla ri-forma. È un fatto che, di per sé è già riforma che non può più essere abbandonata. E questo è quello che non deve essere detto, è questo che non deve essere sentito. Magari preferiscono dibattere su Stefano Rodotà Presidente della Repubblica al posto di questo nostro. (…) Temo, però, che non potremo permettercelo alla lunga che li nostro territorio continui ad essere massacrato, con tutto il suo popolo, come lo è proprio perché un problema di diritto e di diritti negati che si traducono in morti ammazzati, tutto qua. Perché la percentuale, appunto, di malattie dovute, e in modo accelerato, al deterioramento delle possibilità di vita sui territori che noi abbiamo nel nostro Paese; è cosa che può avere l’eloquenza se, a un certo punto, qualche giornale di alta tiratura mostri le percentuali di tumori nei bambini. Queste sono le cose che dobbiamo fare ….
Assieme, aggiunge Massimo Bordin, a una campagna affinché tutti i territori che ne sono ancora sprovvisti, la Campania in primo luogo, si doti di un registro tumori regolarmente accreditato e che, periodicamente, rendano pubblici i dati di mortalità per ciascuna patologia oncologica.
Dal recupero degli scatti stipendiali alla stabilizzazione dei docenti precari. Quale futuro per la professione docente? L’Assemblea Nazionale della Gilda degli insegnanti si è riunita il 28, 29 e 30 settembre, in Calabria per l’inizio dell’anno scolastico e da qui intraprendere iniziative e proclamare uno sciopero nazionale degli insegnanti e del personale della scuola investendo la direzione nazionale per molte altre iniziative di lotta. Ne parliamo con Rino Di Meglio, coordinatore nazionale del sindacato dei docenti italiani, sempre disponibile.
Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti
D: In questo momento di crisi la Gilda degli insegnanti chiede ai docenti italiani di scioperare. Quali le motivazioni di questo sciopero?
R: Proprio oggi l’assemblea nazionale della Gilda degli Insegnanti ha votato a larghissima maggioranza, mi pare con 496 voti a favore e solamente 6 astenuti (nessuno contrario – ndr), l’idea di cominciare a lavorare per uno sciopero su alcuni argomenti di cui quello centrale è che, lo dico con molta chiarezza, gli insegnanti si sentono presi in giro perché lo scorso 12 giugno ci fu un incontro col Ministro Profumo, ci fu una promessa di un atto d’indirizzo all’ARAN per risolvere la questione del pagamento degli scatti del 2011, abbiamo aspettato inutilmente di settimana in settimana e finora, di concreto, non abbiamo visto nulla perché l’atto di indirizzo non esiste, la convocazione (dei sindacati – ndr) all’ARAN neppure e, siccome la pazienza ha un limite, e noi se va avanti così ci sentiamo in dovere di indire uno sciopero e un’iniziativa di lotta seria.
D: Perfetto, quindi il recupero degli scatti stipendiali. La vicenda della Regione Lazio e delle caste dei parlamentini regionali che stanno emergendo sta mettendo in mostra come l’autonomia, data senza controlli, può essere un rischio per la spesa. C’è lo stesso rischio nella scuola pubblica?
R: Si, c’è lo stesso rischio nella scuola sicuramente. Anche nella scuola ci sono dei fondi che sono gestiti direttamente: c’è il fondo d’istituto che è quasi un miliardo di euro l’anno, ci sono i fondi dell’Unione europea che attualmente ammontano a uno stanziamento di 3,8 miliardi da spendere in cinque anni.
D: I famosi fondi PON nelle regioni del mezzogiorno?
R: Fra l’altro ci sono i PON; questi sono nelle regioni del Sud tra cui la Calabria. Poi ci sono altri progetti: ne ho visto di fantasiosi anche nel Veneto dove ho visto che viene finanziato addirittura un progetto “frutta”. Si tratta di somme che spesso vengono sperperate e qualche volta c’è anche il sospetto che vengano distribuite in modo non del tutto equo. Anche nella scuola è stata voluta quest’autonomia “spinta” che adesso si vorrebbe addirittura aumentare ancora col ddl così detto Aprea, che è passato in Commissione Affari e Cultura alla Camera dei Deputati, ma in realtà non ci sono controlli efficaci. Fa ridere se si pensa che i revisori dei conti delle scuole sono, in realtà, impiegati dell’amministrazione che si son fatti un corsetto per capire qualche cosa di bilanci. Non è possibile pensare che i soldi dei cittadini, perché son soldi dei cittadini, vengono controllati in questo modo.
D: Il convegno che il prossimo 5 ottobre la Gilda ha organizzato in occasione della giornata mondiale dell’insegnante ha il titolo “La Governance della Scuola: quale futuro per la professione docente”. Allora la domanda che le rivolgo è proprio questa: qual’è il futuro per la professione docente in Italia?
R: Penso che l’Italia ha visto molti anni di errori nelle politiche scolastiche, per mancati investimenti. Ma voglio dire una cosa: gli insegnanti in Italia hanno un’antica tradizione di povertà, proprio storica. In questo Paese gli insegnanti non sono mai stati pagati bene, però c’è stato un lungo periodo storico nel quale, almeno, l’insegnante aveva considerazione sociale e rispetto.
Il Presidente della Repubblica, l’altro giorno, inaugurando l’anno scolastico ha fatto un forte appello affinché ci sia rispetto per gli insegnanti. Ma rispetto degli insegnanti devono averlo, anche, i Politici che non possono continuare a scrivere delle norme di legge nelle quali trasformano la scuola in una specie di azienda privata, dove c’è il dirigente che viene trasformato in un così detto manager. Manager, del nulla: perché quando si gestisce denaro pubblico non c’è il manager, ci deve essere un oculato amministratore semmai. E sempre di più, in questo sforzo di rendere le scuole molto simili ai Comuni e alle ASL, succede che la professionalità del docente, della sua stessa autonomia culturale e didattica, ne escano mortificate. Bisogna fare un passo indietro, riflettere su ciò che è avvenuto fino adesso e ripensare a quale debba essere la professione docente, quale debba essere l’autonomia culturale degli insegnanti e riscrivere le norme in modo da garantire un buon servizio di scuola pubblica statale.
D: Quindi la Gilda degli Insegnanti dà appuntamento il prossimo 5 ottobre a Roma. Un’ultima domanda sul rapporto sindacati governo. Abbiamo notato come, nell’indire il Concorso per docenti il Governo non ha neanche sentito i sindacati. È una novità? Una forzatura?
R: Debbo dire che, anche in questo caso, il rapporto è in degrado. Nel susseguirsi degli ultimi governi abbiamo toccato dei punti molto bassi nelle relazioni sindacali. Sia col governo precedente, Berlusconi (Gelmini per quel che riguarda la scuola), sia quello attuale: il Ministro Profumo è molto latitante, assume delle decisioni importanti come ad esempio quella di bandire un concorso senza sentire il bisogno di ascoltare almeno la voce dei sindacati. Non dico che il sindacato debba decidere le cose perché la decisione spetta alla parte politica; ma l’ascolto verso chi rappresenta gli insegnanti che lavorano nella scuola, mi sarebbe parso doveroso anche per evitare dei grossi errori che possono portare a vanificare il lavoro del Ministro.
D: Sia più chiaro: quindi un concorso per docenti che, cos’ha di sbagliato in questo caso?
R: (Il bando – ndr) Beh, è illogico rispetto al fatto che, negli ultimi vent’anni, il governo è stato latitante nei concorsi, ha sfruttato il precariato, ha sfruttato i vecchi abilitati, tutta gente che comunque un concorso l’aveva già superato facendosi un’abilitazione, l’ha tenuti a lavorare per anni. Io penso che la soluzione di questo problema, cioè della stabilizzazione di queste decine di migliaia di persone che già lavorano nella scuole, debba essere prioritaria. Va bene l’avvio di un meccanismo concorsuale, che sicuramente è il migliore per la selezione ma il Ministro avrebbe potuto, con più saggezza, procedere ad iniziare i concorsi solo dove vi siano stati gli esaurimenti della graduatoria dei vecchi concorsi. Si poteva procedere in modo più limitato.
Bene, ringraziamo Rino Di Meglio, sempre disponibile per Abolire la miseria della Calabria, e lo lasciamo tornare all’assemblea che volge a chiudere la sua seconda giornata. Grazie.
1 Responsabile comunicazione – Direttivo provinciale della Gilda degli Insegnanti – Catanzaro
“La pena capitale è un “ferro vecchio” della storia. Le vie per l’abolizione sono infinite”
L’associazione che da anni lotta per l’abolizione della pena di morte nel mondo presenta il suo rapporto annuale.
4 agosto 2012 – Titolare dell’iniziativa all’ONU nel dicembre 2007 che portò all’approvazione della moratoria universale della pena di morte, lo scorso 3 agosto, presso la sede di Via di Torre Argentina a Roma, l’associazione Nessuno Tocchi Caino ha presentato il rapporto annuale sull’abolizione della pena di morte nel mondo. Oltre al Ministro per gli Affari Esteri, Giuliomaria Terzi di Sant’Agata, erano presenti numerosi ambasciatori: Finlandia, Svezia ma anche Turchia, Romania e Benin.
Il Rapporto 2012 – curato anche quest’anno dall’On. Elisabetta Zamparutti ed edito da Reality Book con la prefazione dello stesso Sergio D’Elia – conferma un’evoluzione positiva verso l’abolizione con 155 Paesi che hanno deciso di abolirla per legge o in pratica (i Paesi totalmente abolizionisti sono 99; gli abolizionisti per crimini ordinari sono 7; quelli che attuano una moratoria delle esecuzioni sono 5; i Paesi abolizionisti di fatto, che non eseguono sentenze capitali da oltre dieci anni o che si sono impegnati internazionalmente ad abolire la pena di morte, sono 44) mentre i Paesi mantenitori sono saliti a 43 rispetto ai 42 del 2010 sol perché il Sudan del Sud, divenuto indipendente dal Sudan nel luglio del 2011 ha mantenuto la pena di morte. Nel 2011 sono inoltre diminuiti i Paesi che hanno fatto ricorso alle esecuzioni capitali: 19 rispetto ai 22 del 2010 e sono diminuite le stesse esecuzioni, almeno 5.000 nel 2011, a fronte delle almeno 5.946 del 2010, fondamentalmente per il significativo calo delle esecuzioni in Cina che sono passate dalle circa 5.000 del 2010 alle circa 4.000 del 2011. La Cina è la prima sul triste podio dei paesi “esecuzionisti”, seguita dall’Iran, con almeno 676, un aumento spaventoso rispetto alle 546 del 2010 e dall’Arabia Saudita che con almeno 82 esecuzioni ha addirittura triplicato quelle compiute l’anno precedente. Dal rapporto si apprende che “i paesi totalitari ed illiberali sono responsabili del 99% del totale mondiale delle esecuzioni, mentre quelli democratici dell’1% con gli Stati Uniti che ne hanno compiute 43 nel 2011 (un dato che conferma il calo delle esecuzioni in corso da anni in America) e Taiwan 5. In controtendenza il Giappone che invece nel 2012 ne ha già eseguite 5”.
Sergio D’Elia, segretario di Nessuno Tocchi Caino
Abbiamo raggiunto Sergio D’Elia telefonicamente per avere dettagliate informazioni sulle novità che emergono dal rapporto e per fare il punto sulla lotta per l’abolizione della pena di morte nel mondo.
D: Onorevole D’Elia, lo scorso 3 agosto è stato presentato il Rapporto annuale di Nessuno Tocchi Caino sulla pena di morte. Quali sono le novità più importanti e qual’è la prospettiva futura per l’abolizione della pena di morte del mondo?
R: In primo luogo si conferma una tendenza, ormai irreversibile, verso l’abolizione della pena di morte che, ormai, è divenuta un “ferro vecchio” della Storia dell’umanità di cui, però, bisogna ancora definitivamente liberarsi come ci si è liberati dalla tortura, dalla schiavitù e da altri strumenti mortiferi. Sicuramente abbiamo svolto un’opera che ci ha consentito, in questi diciannove anni dalla nascita nel ’93 di Nessuno Tocchi Caino, di far abolire, attraverso le iniziative intraprese paese per paese ma, soprattutto, attraverso l’iniziativa in sede delle Nazioni Unite all’Assemblea Generale dell’ONU che ha portato alla moratoria. Quando abbiamo iniziato, nel ’93, erano 97 i Paesi membri dell’Assemblea che ancora mantenevano la pena di morte. Ora ne abbiamo 56 in meno di quei 97 paesi. La risoluzione (dell’ONU, ndr) è stata una pietra miliare.
D: Nel dicembre del 2007 è stata votata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la moratoria sulle esecuzioni capitali. Una battaglia che ha visto Nessuno Tocchi Caino affianco al Governo italiano. Cosa è cambiato da allora?
R: La moratoria è stata sostenuta da una coalizione mondiale di Paesi abolizionisti rappresentativi un po’ di tutti i continenti ma guidata, innanzitutto, dal Governo italiano che ha avuto un ruolo fondamentale e con il quale, da almeno 20 anni, siamo stati partner per questa battaglia.
La situazione oggi è quella di dover dare attuazione concreta a quella Risoluzione in una quarantina di paesi (sono ancora 41 Paesi rimangono ancora mantenitori della pena di morte). Di questi, però, solo una metà di essi ancora, ogni anno, chi più chi meno, pratica la pena di morte. E per porre definitivamente fine allo Stato che uccide, allo “Stato Caino”, occorre che, soprattutto i Paesi che hanno sostenuto all’ONU la risoluzione sulla moratoria universale delle esecuzioni capitali, si impegnino concretamente affinché sia rispettata ovunque. Io dico che le vie per l’abolizione della pena di morte sono infinite. Noi le abbiamo praticate tutte e continuiamo a farlo: la via parlamentare, la via dell’opinione pubblica nazionale, la via della comunità internazionale, ma anche la via, veloce e concreta, della “non collaborazione” da parte dei paesi che hanno abolito la pena di morte, alla pratica della pena di morte nei paesi in cui ancora vige.
D: In che senso “non collaborazione”?
R: Faccio un esempio: nel giro di un mese, un annetto fa, l’Italia – campione mondiale per la lotta all’abolizione della pena di morte, che l’ha abolita nel ’47 dalla propria Costituzione, che si rifiuta di estradare chi rischia la pena di morte verso i paesi che ancora la mantengono – rischiava essa stessa di essere complice dei paesi che ancora la praticano. La via della non collaborazione l’abbiamo attuata un anno fa impedendo ad una filiale italiana di una multi nazionale farmaceutica di produrre in Italia il penthotal che era destinato per gli Stati Uniti. Lo abbiamo fatto con iniziative parlamentari, con manifestazioni, conferenze stampa. Quello è stato un passaggio cruciale perché sulla scia della prima anche altre società multinazionali hanno preso la decisione di non consegnare più il penthotal né il penthopartital che intanto aveva sostituito il primo nelle carceri americane. Addirittura è accaduto che il Vietnam, che è passato dal plotone d’esecuzione all’iniezione letale appena un anno fa, in quest’anno non ha giustiziato nessuno perché non è riuscito a procurarsi, sul mercato internazionale, le sostanze letali necessarie a poter praticare la pena di morte. E quindi questa è una strada. Un’altra strada l’ha intrapresa un’altra organizzazione che si chiama “Uniti contro l’Iran nucleare”, un’organizzazione che si occupa soprattutto di contrastare il rischio che il regime dei Mullah possa dotarsi dell’arma nucleare, ma che è diventata anche un associazione che si batte contro la pena di morte e che ha fatto un’interessante campagna che ha cominciato a dare i suoi frutti. Cioè quella denominata campagna delle gru che, in Iran, sono diventate lo strumento usato per praticare le impiccagioni. Loro (gli attivisti, ndr) hanno ottenuto che tre società giapponesi multinazionali, che vendono gru in tutto il mondo, hanno deciso di scindere tutti i contratti commerciali con l’Iran proprio perché hanno verificato che le loro gru venivano utilizzate per fare le impiccagioni. Insomma, queste sono altre strade che si possono percorrere, come quella sul penthotal che abbiamo percorso in prima persona noi, che ha causato in alcuni stati americani il rinvio delle esecuzioni e, alcuni stati, addirittura sono arrivati all’abolizione della pena di morte anche per questo. Il prossimo autunno, in novembre, si voterà in California un referendum per abolire la pena di morte. Certo, questo non soltanto per problemi legati alla carenza dei farmaci letali ma anche perché la California ha verificato che condannare a morte, tenere nel braccio della morte 10-15-20 anni un detenuto prima di giustiziarlo, costa molto di più che tenerlo in carcere anche tutta la vita. E quindi stanno adesso discutendo con un referendum se abolire la pena di morte, anche in base a questi dati economici. Pragmaticamente americano come ragionamento, però. Loro sono particolarmente rigorosi sui bilanci statali. Hanno verificato che il bilancio della Giustizia penale, proprio per il mantenimento della pena di morte, costa tantissimo e quindi vogliono rientrare nei calcoli dei loro bilanci anche eliminando questa pena. Poi ci sono le prese di posizione dei parenti delle vittime che, piuttosto che spendere tanto (ci sono cifre altissime soprattutto in Stati come il Texas) per mandare, una o due volte l’anno, qualcuno a morire, chiedono di utilizzare meglio quei fondi per investigare e risolvere quei crimini e quei reati che rimangono insoluti e di cui non si conosce il colpevole. E sono i parenti delle vittime, oltre agli investigatori e i dipartimenti di polizia, che fanno questa proposta. Diciamo che si sta muovendo moltissimo anche in Paesi un tempo prettamente sciatte ad istanze umanitarie come la Cina.
D: Dopo la battaglia per la moratoria delle esecuzioni capitali, oggi ha ancora senso sostenere in questa “missione per conto di Dio e di Caino”, l’associazione che tu guidi da oltre dieci anni?
R: Beh, io dico sempre che Nessuno Tocchi Caino è una sorta di società per azioni. Mutuando questo termine dall’ambito economico finanziario, è letteralmente così. Nel senso che l’iscriversi a Nessuno Tocchi Caino equivale a sottoscrivere l’azione di una società, in questo caso di un’associazione radicale; chi contribuisce direttamente acquista una quota, la propria, di un impegno, di un’opera e di un’iniziativa che poi ritorna in termini di “guadagno” – tra virgolette – perché ritroviamo un mondo più giusto, più umano. Un mondo dove, finalmente, ci possiamo liberare di questo anacronismo della Storia che è la pena capitale.
Per approfondire (dalla Newsletter di NTC, Anno XII n°56 del 4 agosto 2012)
LE PROSPETTIVE DELLA CAMPAGNA DI NESSUNO TOCCHI CAINO
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite tornerà a votare nel dicembre 2012 una nuova Risoluzione a favore di una Moratoria sull’uso della pena di morte e Nessuno tocchi Caino è impegnata su due fronti di iniziativa a sostegno della Risoluzione.
Il primo è aumentare il numero dei Paesi cosponsor e dei voti a favore della Risoluzione. A tal fine, con il supporto del Ministero degli Affari Esteri italiano, Nessuno tocchi Caino ha previsto di compiere nei prossimi mesi missioni in Africa in 4 Paesi – Zimbabwe, Ciad, Repubblica Centroafricana e Swaziland – dove negli anni più recenti sono stati compiuti passi significativi verso l’abolizione della pena di morte.
Il secondo fronte è rafforzare il testo della nuova Risoluzione con due richieste fondamentali da rivolgere esplicitamente ai Paesi che praticano ancora la pena capitale. La prima richiesta è di abolire i “segreti di Stato” sulla pena di morte, perché molti Paesi, per lo più autoritari, non forniscono informazioni sulla sua applicazione, e la mancanza di informazione dell’opinione pubblica è anche causa diretta di un maggior numero di esecuzioni. E’ il caso, ad esempio, di Cina, Iran e Arabia Saudita, che non a caso risultano essere tra i primi Paesi-boia al mondo. La seconda richiesta è di limitare ai “reati più gravi” l’applicazione della pena di morte e di abolire la sua previsione obbligatoria per certi tipi di reato.
Infine, Nessuno tocchi Caino propone che la nuova Risoluzione chieda al Segretario Generale dell’ONU di istituire la figura di un Inviato Speciale: non solo di monitorare la situazione ed esigere una maggiore trasparenza e limiti più restrittivi nel sistema della pena capitale, ma anche di continuare a persuadere chi ancora la pratica ad adottare la linea stabilita dalle Nazioni Unite: “moratoria delle esecuzioni, in vista dell’abolizione definitiva della pena di morte”.
L’audio dell’intervista
(Ci scusiamo per la scarsa qualità della registrazione telefonica e per i pochi ma pur presenti “disturbi di fondo” che, ahi noi, non siamo riusciti a rimuovere per scarsa padronanza degli strumenti di elaborazione audio)
Cicciolina? Non poteva far male alla partitocrazia già centro di corruzione di tutta la legalità.
Berlusconi? È già crollato! Ha perso l’interesse a questo gioco truccato del mono partitismo sempre più perfetto. Lui, a questo punto, è anche vittima
di Giuseppe Candido
Pubblicata su “Il Domani della Calabria” del 24 gennaio 2011, P.8 e 9
19 gennaio 2011. Pannella, istrione “irregolare” della politica italiana, il 20 gennaio è a Londra per chiedere la verità sulla guerra in Iraq. Lo contattiamo mentre prepara i bagagli, non ha tempo, ma ci dà retta lo stesso. Il signor Hood fa i bagagli ma ha sempre con se il suo canestro pieno di parole. Intervistarlo non è per niente semplice e le risposte divengono spesso fiumi in piena colmi di storia e lezioni di democrazia costituzionale. Con riferimento esplicito agli scandali del premier, in diretta da Radio Radicale nel suo editoriale di qualche giorno fa, Pannella faceva un’osservazione semplicissima e di carattere generale: “Non saremmo forse noi Radicali, si domandava Pannella, i “responsabili” di avere candidato, secondo il diritto interno del Partito Radicale, la Cicciolina?”.
Marco, lo scandalo non erano quindi i Radicali che candidavano Cicciolina, lo scandalo vero era qualcos’altro?
<< Si, certo. Ma direi però che quell’osservazione la si poteva fare pertinentemente, e la facemmo, anche in quel momento. Perché, in quel momento dicemmo che, il fatto “Cicciolina”, con l’esposizione pubblica di una responsabilità patente che potevamo avere, in realtà non rappresentava nulla di pericoloso in termini di costume. Anzi, noi dicevamo che, se non si ha la fissazione sessuomane del giudicare le cose per governare è meglio. Già allora il ceto dirigente partitocratico costituiva un centro di corruzione di tutta la legalità. Da quella costituzionale, a quella istituzionale sino a quella anche di costume.>>
Certo, quindi – citiamo il tuo editoriale – “da trent’anni trattati in modo fascista dall’antifascismo di regime?”
<< Si, Io voglio dire che l’antifascismo ideologico e retorico ha coperto ben presto una continuità patente con il regime fascista. Era già patente, sin dagli anni ’50, il tradimento della Costituzione: il referendum (non concesso per vent’anni ndr), le Regioni (Istituite solo nel 1970 ndr), e il come veniva concepito il bipartitismo, più vicino a quello americano, e che invece si realizzò con lo scioglimento contemporaneo di Camera e Senato che, invece, erano previste sfalsate continuamente a che il bipartitismo servisse anche ad un controllo diverso della vita istituzionale e democratica.>>
La vostra, quindi, è una denuncia alla partitocrazia, anche al Partito Democratico quale difensore della Costituzione? Pierluigi Bersani, dicevi anche questo in quell’editoriale, in realtà non sta difendendo la democrazia oggi?
<< Si, ma devo dire che in questo c’è un dato. È che se non si rivede, come noi abbiamo fatto con la “Peste italiana” (il documento denuncia contro il sessantennio della partitocrazia ndr), la verità storica, costituzionale e istituzionale del nostro Paese, se non la si vede, allora si può raccontare la storia che la nostra Costituzione sia la più bella del mondo. Nel senso che, la Costituzione, in tutta la sua valenza costitutiva, strutturalmente costitutiva di altro rispetto regime dal quale si usciva, ha avuto la parte che si è salvata quella strettamente e meramente ordinatoria, facendo della sua perentorietà qualcosa d’inesistente sul piano strutturale …>>
Marco, saltiamo – come si dice – di palo in frasca: il lavoro, la vicenda del referendum a Mirafiori, la Fiat e Marchionne. Sergio Marchionne come Ernesto Rossi, contro i “padroni del vapore”?
No, no. Diciamo però che Marchionne provoca e, in qualche misura ha costretto, oggettivamente costretto, a mettere, in punto finale, in crisi proprio quelle situazioni che anche negli anni del 1910 e del ’20, si stavano formando di unità industrialiste, come denunciava Salvemini, delle grandi famiglie industriali e del ceto, non della classe, ma sottolineo del ceto operaio, creando un’alleanza storica e strutturale ch’è durata sino ad adesso. E che in realtà trova in Marchionne, con la sua visione non nazionalnazionalista perché non ce l’ha, colui che mette fine a questa situazione nei tempi in cui la Confindustria stessa che ha rappresentato e rappresenta la parte più vecchia di quel che Salvemini e gli altri (di Non Mollare ndr) denunciavano. Il mercato, come mercato chiuso, autarchico in termini di potere corporativo per cui noi invece di avere, come noi Radicali abbiamo sempre denunciato, ammortizzatori sociali, cassa integrazione universali, erano invece, sino a pochi anni fa, riservati al ceto operaio. Ripeto, ceto “Operaio” in senso proprio però, ma limitati al “ceto” operaio delle grandi industrie divenute, com’è noto, mere realtà di copertura della multi nazionalità del potere finanziario in titolari ufficiali delle industrie grate italiane importanti. È che importa l’esperienza, l’esigenza, la conoscenza della realtà del mercato, che è un mercato appunto, assolutamente, transanazionale per non dire internazionale e, quindi, dà necessità alla Camusso di denunciare la gravità del comportamento di Marchionne che mette in crisi la Confindustria>>
La Camusso che difende la Confindustria? Le corporazioni si reggono da sole?
<< In realtà questo dimostra che la confindustria è chiaramente inadeguata, come tempi, a rappresentare l’imprenditoria italiana senza averne, assolutamente, nessun titolo. Nel modo più assoluto, dinnanzi al fatto che l’immensa maggioranza dell’imprenditoria italiana, anche quella forte, non è tutta lì. Marchionne non è un ideologo, o un uomo rivoluzionario per le “teorie”, bensì per la “esperienza” che l’ha formato e quindi per un modo di vedere i problemi dei rapporti fra i poteri, il mercato, libertà ed altro, ma soprattutto di vedere i problemi della organizzazione industriale, del lavoro, in modo assolutamente diverso da quella che era stata ossificata in Italia…>>
Dire che tutto è chiaro con Pannella non è mai semplice. “Ormai Berlusconi crollerà”. E crollerà, forse, – dici sempre in quell’editoriale che non troppi giornali hanno colto in pieno – facendo delle “follie”. Cosa intendi dire?
<<È già crollato! (Berlusconi, ndr). Sul piano manifestamente personale e individuale è da anni che ha perso ogni entusiasmo, ogni forza creativa e di governo. E a questo ha corrisposto, con un venir meno da parte sua quella iniziale speranza, del ’94, del 95 e dei primi tre mesi del ’96 (quando i Radicali appoggiarono Berlusconi ndr), e da quel momento, visto che l’opposizione non gli ha mai proposto nessun grande scontro ideale ma neanche nessun grande scontro politico, a questo punto lui stesso ha perso interesse a questo gioco truccato del mono partitismo sempre più perfetto. Lui ha visto crescere e moltiplicarsi il suo potere, economico anche, soprattutto, nei primi due-tre anni di governo del centrosinistra che, invece di varare le riforme necessarie contro la famosa rinuncia delle incompatibilità finanziarie e societarie, hanno governato in modo tale che, lo ripeto, Berlusconi quando è uscito dai ribaltoni della Lega, dell’Udc e da Scalfaro, praticamente aveva la sua forza, la sua posizione, i suoi connotati finanziari, erano quelli di alcuni anni prima. Dopo due anni e mezzo di maggioranza di governo del centrosinistra, in una situazione in cui sappiamo tutti che importanza hanno le banche in Italia, lì ha fatto questo salto di forza, di forza unica senza confronto con nessun altra forza capitalistica italiana. Lui quindi, a questo punto, è anche vittima del fatto che non solo non gli è stato necessario, come in democrazia avrebbe dovuto essere, ma nemmeno possibile di avere confronti, drammatici, reali di crescita democratica con la opposizione. E quindi è, di fatto, ulteriormente riuscito a connotarsi come una delle componenti del regime partitocratico. Questo, naturalmente, si è ripercosso anche nella qualità della sua vita personale. E come, d’altra parte, è accaduto, per esempio, a Formigoni il quale, in vece di – come si dice nel linguaggio popolare – “andare a puttane”, lui siccome è casto in effetti è un ottimo rappresentante di quello che non fa sessualmente peccati ma fa quelli simoniaci della partitocrazia italiana. E cioè non ha nessun rispetto di qualsiasi comandamento che non sia quello corporale e sono truffatori, rubano con CL ch’è divenuta un’organizzazione di potere, un regime. Tant’è vero che oggi (19 gennaio ndr) a Milano, il magistrato democratico Brutti Liberati, contemporaneamente per mesi fa lavorare fisicamente molti magistrati e molti alti funzionari della sicurezza dello Stato, per incastrare Berlusconi e contemporaneamente, questo è importante, invece stabilisce in modo patente e scandaloso l’impunità per quest’altra componente di vero regime.>>
Ti riferisci, ovviamente, alla vicenda delle firme false in Lombardia?
<<Certo>>
Senti Marco, voi Radicali il 20 gennaio a Londra per amore della verità sulla guerra in Iraq. Ma questa cosa della guerra che si poteva evitare con l’esilio è una vicenda che riguarda pure il nostro Paese? C’entra anche con la politica italiana?
<<Certo. Eccome, c’entra in modo clamoroso.>>
Perché tu accusi Berlusconi di tradimento?
<<Si, ma la verità è ch’è tutto ciò è necessario per la storia contemporanea del mondo. Questa cosa ormai è chiara: si è basata la guerra, è iniziata, innanzitutto col tradimento rispetto ai propri paesi, alle proprie costituzioni dei due traditori Bush e Blair. Loro hanno fatto scoppiare la guerra perché stava scoppiando la pace con l’esilio, accettato ormai per convenienza ma quindi anche per saggezza, da Saddam. E loro per questo (Bush e Blair ndr) terrorizzati dal fatto di avere, per sei mesi, trasferito lì 200.000 uomini, e il non usarli era inimmaginabile. E quindi, il complesso militare industriale che incideva con la gestione Bush della realtà non solo americana ma mondiale …>>
D’accordo Marco. Ma Berlusconi perché addirittura nell’angolo dei traditori della Patria assieme a Bush e Blair?
<<Per Berlusconi è chiaro che pure lui ha fatto parte di questo. Ed ha una responsabilità, anche lui, di concorso in tradimento, di menzogna ed altro. Perché poi l’Italia era l’unico Paese che, su iniziativa dei Radicali, addirittura aveva scelto la strada della pace e dell’esilio. L’aveva scelta il Parlamento italiano con il governo di Berlusconi di allora che aveva scelto, anch’egli, di dare ascolto a questa cosa.>>
Marco Pannella dopo venti minuti si congeda gentilmente chiedendoci addirittura scusa per non poter continuare a chiacchierare con noi perché ormai circondato da cinque compagni che, nel frattempo, l’hanno accerchiato e gli chiedono di poterlo salutare mentre lui continua al telefono con noi. Un’ultimissima battuta: sul fronte italiano i Radicali da dove ripartono?
<<Dalle carceri, ovviamente, divenute autentici nuclei di Shoah. Ciao ma adesso devo proprio andare.>>
Lo ringraziamo per la disponibilità e gli facciamo i nostri auguri per un buon 2011 di verità e giustizia.
30.10.2010 Chianciano Terme (Siena): Intervista a Emma Bonino: Questo Paese è governabile, a non esserlo sono i suoi governanti.
di Giuseppe Candido
Maglione azzurro, sciarpetta azzurra e sigaretta accesa. Emma Bonino è al congresso di Radicali Italiani. Onestà, legalità, antiproibizionismo sono i temi in evidenza sui banner della sala congressi del famoso Hotel di Chianciano dove da anni si svolgono i congressi di Radicali Italiani. Questo è il nono congresso da quando il movimento italiano della Galassia di associazioni Radicali è stato fondato. Un congresso che si tiene mentre Marco Pannella è in sciopero della fame dal 2 ottobre per la situazione drammatica delle carceri italiane e per chiedere che sia fatta verità sull’esilio di Saddam Hussein che avrebbe potuto, forse, evitare la guerra in Iraq. Sciopero della fame aggravato, in relazione alla notizia della condanna a morte di Tareq Aziz, dallo sciopero anche della sete. La Senatrice Radicale eletta nel PD e titolare di battaglie antiche e nuove, dall’aborto alla moratoria universale delle mutilazioni genitali femminili, ci permette di fargli qualche domanda su dove va il suo partito e, soprattutto, dove sta andando questo Paese.
D: Com’è la situazione in Italia, cosa sta succedendo? Le elezioni? I radicali sono contrari alle elezioni? Non si capisce il rapporto col PD e Radicali a che punto sia. Emma, dove si va?
R: Non è questo il problema, tutto questo attiene, per la verità, alla miseranda cronaca del palazzo alla quale sono pochissimo interessata. Il problema sono le priorità di questo Paese che, già come diceva Sciascia nel 1979, è governabilissimo. Quello che non è governabile sono i suoi governanti, i suoi partiti. E io credo che sia compito dei Radicali promuovere le priorità che abbiamo delineato e che sono quelle dell’onestà e della legalità. E credo che solo insistendo su questi temi si possa dare una qualche fiducia. Nel frattempo gli oligarchi decideranno qualunque cosa, anche di tornare indietro ad un governo tecnico. Senza sapere che siamo in pieno governo tecnico: il governo tecnico di Tremonti che ha chiuso tutte le “borse” di questo Paese che adesso è completamente bloccato. E in un mondo che corre essere fermi vuol dire semplicemente andare indietro in termini di occupazione, in termini di rilancio economico, in termini di decenza delle istituzioni. Uno spaccato di tutto questo sono le carceri. Se uno va in carcere vede che la giustizia non funziona, la stragrande maggioranza sta li in attesa di giudizio, che la stragrande maggioranza sono piccoli consumatori di droga oppure immigrati. E sono uno spaccato della realtà del Paese. Che significa questo? Significa che la lunga marcia nostra, dei Radicali, che ormai da cinquant’anni e più tentiamo di riportare un po’ di legalità in questo Paese è appunto una marcia. Poi tatticamente il palazzo deciderà quale altro sfregio vuole fare a questo Paese. Rimandarlo ad elezioni con questa legge elettorale? Un diavolo di “unità nazionale” per l’emergenza “non so quale”? Insomma, tutto questo francamente penso che non abbia neanche il sapore di una qualche alternativa e manco di alternanza. Ha tutto il saporte del “gia visto”.
D: In merito al rapporto col PD e con Vendola che nel suo congresso ha parlato di non violenza, di carceri di “cui nessuno se ne occupa” …
R: Manco lui soprattutto. Comunque Niki Vendola ha già detto che nella sinistra che lui sogna noi siamo incompatibili. Non so come gli sia venuto in mente però l’ha detto e l’ha confermato. E sulla non violenza il nostro problema non è la cultura della non violenza ma è la pratica della non violenza. Allora il problema si pone diversamente. Marco oggi è al quarto giorno di sciopero della sete sulle carceri e sulla verità. Io Vendola, su questi temi, non l’ho visto né sentito in termini di azione politica. Per cui sul rapporto con Vendola il problema va posto a lui. Il problema del rapporto dei Radicali col PD ce lo poniamo ogni giorno. Personalmente non mi sono mai illusa, so perfettamente perché abbiamo accettato quell’imposizione (no simbolo, no Marco Pannella e no Sergio D’Elia candidati ndr) due anni fa e quindi non essendomi mai illusa non sono neppure delusa della sua classe dirigente. Noi abbiamo ampia libertà di muoverci in Parlamento con le forze che rappresentiamo: sei Deputati e tre Senatori. Semmai posso dire che è il PD che si priva di un apporto di una forza politica che sa analizzare i processi internazionali, che stranamente si occupa di Tareq Aziz, che ancora più stranamente si occupa di mutilazioni genitali femminili. Sono proprio loro (il PD ndr) che non riescono a capire che si privano di questo apporto straordinario di onestà di comportamenti, di senso delle regole e di senso delle Istituzioni.
D: A proposito dei temi internazionali e della prossima Assemblea delle Nazioni Unite, l’associazione della galassia Radicale “Non c’è pace senza giustizia” sta portando avanti la battaglia per la messa al bando delle mutilazioni genitali femminili. C’è davvero oggi la possibilità di far votare, dopo quella contro la pena di morte, anche questa moratoria?
R: Da dieci anni a questa parte i progressi nei diversi paesi sono stati straordinari. Grazie soprattutto alle attiviste africane che noi sosteniamo. Se voi pensate che di ventotto paesi che hanno la pratica prevalente diciannove hanno ormai ottenuto una legge di proibizione di queste pratica. Poi ovviamente si tratta di battersi per l’applicazione. Ma il discorso è aperto e il muro del silenzio è caduto. Per questo, sui paesi “resistenti” è indispensabile questa risoluzione delle Nazioni Unite e su cui stiamo lavorando ogni giorno. Nicolò Figà Talamanca e un’altra nostra militante hanno incontrato i rappresentanti della Repubblica centroafricana e io sono in contatto con tutta una serie di Paesi africani. Siamo per lanciare un manifesto capitanato dalla first lady del Burkina Fasu. Ieri hanno aderito altri. Insomma, il tutto è un’attività sconosciuta ai più perché non facciamo né bunga-bunga né tanga tanga, però è un’attività che ci impegna molto. Probabilmente dovrò ripartire d’urgenza per il Gibbuti che è uno tra i paesi più resistenti. Un grandissimo lavoro che però, credo che se ci riusciamo quest’anno o al massimo l’anno prossimo, porterà un risultato che rimarrà nella storia, della cultura della civiltà giuridica nella storia delle Nazioni Unite, come lo è oggi, fortunatamente la moratoria sulla pena di morte.
“Un grande statista, che ha ripercorso una carriera politica come pochi”; “Ho sempre apprezzato la sua grande cultura”. Nella sua carriera anche punti scuri.
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