#Scuola, dal decreto al disegno di legge. Ecco il perché 

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Qualcuno ha capito perché Renzi, lunedì 2 marzo, dopo aver detto alle 18 che per il decreto legge sulla scuola era tutto apposto, che tutto filava liscio, neanche tre ore dopo, alle 20:45, ha fatto sapere che la riforma della scuola non si sarebbe fatta per decreto d’urgenza ma si sarebbe seguito l’iter parlamentare del disegno di legge? In soldoni: Qualcuno ha capito perché, all’ultimo momento, sia saltata la riforma della “Buona Scuola”? O vogliamo davvero dirci che Renzi si sia ravveduto tutto d’un colpo?

Pubblicato su Cronache del Garantista il 6 marzo 2015 Leggi tutto “#Scuola, dal decreto al disegno di legge. Ecco il perché “

#Scuola, Di Meglio (@GildaInsegnanti): chiedo intervento che eviti atto di prepotenza

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Ill.mo Sig. Presidente della Repubblica,

Si fanno sempre più insistenti le voci circa l’intenzione del Governo di varare un corposo decreto legge, nel Consiglio dei Ministri di martedì prossimo (3 marzo, ndr), con il quale non solo si provvederebbe alla stabilizzazione dei docenti precari, ma si interverrebbe sullo stato giuridico e contrattuale degli insegnanti e sull’amministrazione delle scuole.

L’articolo 77 della Costituzione è molto chiaro, riservando i decreti del Governo a “casi straordinari di necessità e urgenza”: sicuramente regolamentare la carriera degli insegnanti, la loro retribuzione e il loro stato giuridico non può rientrare nella previsione di necessità e urgenza.

Le chiedo, pertanto, un urgente intervento che eviti questo atto di prepotenza sugli insegnanti e sulle Istituzioni parlamentari.

1 marzo 2015

firmato

Rino Di Meglio Leggi tutto “#Scuola, Di Meglio (@GildaInsegnanti): chiedo intervento che eviti atto di prepotenza”

Scuola, Rino Di Meglio (Gilda): pretendiamo serietà da chi ci governa e propone riforme

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Non si può toccare un settore così delicato con gli annunci

Stando agli insistenti e ripetuti annunci del presidente del consiglio Matteo Renzi, il 29 agosto doveva essere una giornata storica per la scuola italiana.

Invece, la sera del 28 agosto, dopo l’incontro di Renzi con il presidente Napolitano, le agenzie di stampa hanno battuto la notizia del rinvio della tanto sbandierata presentazione delle linee Guida per la riforma della scuola.

Per Rino Di Meglio, coordinatore nazionale del sindacato Gilda degli insegnanti (Fed. Gilda-Unams), “La vicenda lascia molto perplessi”.
Sentito dalla Gilda tv, la Web tv del sindacato, Di Meglio è stato molto chiaro:

“Non si può toccare un settore delicato come la scuola facendo annunci; annunci del ministro, poi da parte del sottosegretario (all’istruzione, ndr) E poi ci si è messo addirittura il presidente del Consiglio dei Ministri. Annunci che vengono fatti, poi smentiti, ritirati. La scuola – continua il coordinatore nazionale della Gilda insegnanti – è una cosa seria, e un meccanismo delicato. Si tratta di milioni di persone, perché ci sono dentro un milione di personale della scuola, 700.000 insegnanti, milioni di alunni, e le loro famiglie. Diciamo che andare a mettere in attesa inutilmente tutte queste persone, per poi all’ultimo momento smentire, non è che chi ci governa ci faccia una bella figura.

Saremmo tutti curiosi – continua Di Meglio – di capire, ammesso che ci sia questa grande riforma, qual’è la filosofia cui ci si vuol riferire, e dove si vuole arrivare. Gli insegnanti sono preoccupati perché quando si fanno affermazioni del tipo: “bisogna smetterne con l’anzianità”, come ha fatto il ministro più volte, “e procedere con la meritocrazia”. … Vabbè, si parte per concetti propagandistici, perché ovviamente nessuno è contrario a premiare i buoni e punire i cattivi. Sono concetti scontati, ma va anche detto che c’è chi pensa di fare il gioco delle tre carte, perché non ci sono risorse da investire sulla scuola, e magari levare quella miseria che gli insegnanti maturano negli anni, che dopo tanti anni di servizio arrivano ad avere uno stipendio un po’ più alto di quello miserabile che l’iniziale – che è attorno ai 1200 € per le scuole primarie e 1250-1270 per le scuole superiori, questi sono gli stipendi netti miserevoli che hanno gli insegnanti italiani, – beh se uno dice: ti levo pure l’anzianità e poi faccio il merito per pochi, insomma, è chiaro che gli insegnanti giustamente si preoccupano.
Anche perché – continua il coordinatore nazionale della Gilda insegnanti – la misurazione del merito chi la deve misurare? Il preside? Gli insegnanti? Gli alunni? E su quali elementi? In base al fatto che si partecipi a una commissione? Che ci si occupi di questioni burocratiche? Oppure, invece, sul fatto che uno è un buon insegnante perché conosce bene la disciplina, magari è anche un po’ severo, e quindi può anche dare fastidio a qualche studente e/o qualche genitore?
Diciamo che la questione è complessa e seria e, se si vuole fare un progetto serio in questo senso, bisogna costruirlo scientificamente e non cose così tipo l’INVALSI che va a a propinare i test nelle scuole e con questo si pensa di misurare il valore del sistema scolastico italiano”.

Poi c’è la vicenda dei docenti beffati dalla così detta ‘quota 96’ per la quale i docenti della Gilda insegnati Roma hanno manifestato lo scorso 29 agosto sotto palazzo del Governo.
Anche per questa vicenda il coordinatore nazionale della Gilda insegnanti non usa mezzi termini: “È un’altra questione scandalosa”, dice subito alle telecamere di Gilda Tv e, purtroppo, non di rai uno.

Voglio semplicemente ricordare cosa è successo” – continua Rino Di Meglio – “Quando la Fornero ha fatto la riforma delle pensioni allungando i tempi a tutti e mandando in pensione chi, al 31 dicembre di quell’anno, aveva maturato determinati requisiti, ha dimenticato una cosa banale. Che nella scuola si lavora per anno scolastico e non per anno solare. Quindi migliaia di insegnanti e personale della scuola che aveva maturato il sacrosanto diritto ad andare in pensione esattamente come gli altri, solo che l’aveva maturato al 31 agosto e non al 31 dicembre, sono stati privati di questo diritto e la pensione gli è stata ritardata a chi per due, a chi per quattro, chi per sei o addirittura sette anni. Questa è una grossa ingiustizia, alla quale il Parlamento e il partito al governo si erano impegnati di mediare. Era tutto pronto, annunciato il passaggio di questa norma speciale per consentire, dopo due anni, il pensionamento dei colleghi di ‘quota 96‘, il 4 agosto la beffa.
All’improvviso il ministero dell’economia ha detto che non c’era risorse neppure per questa operazione. Questo – conclude il coordinatore Rino Di Meglio – non è un modo di procedere serio. Se noi dobbiamo insegnare in osservò il doveroso rispetto per le istituzioni e le leggi dello Stato, penso che tutti abbiamo il diritto di pretendere – al di là del colore politico – la serietà da parte di chi ci governa. Basta quindi con gli annunci. Quando si fanno le cose, le si fanno seriamente: ci si confronti, si ascolti e poi si facciano gli atti di governo”.

Alla fine dell’intervista il servizio da Catanzaro sulle immissioni in ruolo in Calabria curato dal sottoscritto lo scorso 29 agosto.

Il taglio ai sindacati e la deriva populista del piccolo balilla

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Per Rino Di Meglio (Gilda insegnanti): “Dobbiamo denunciare con forza all’opinione pubblica questo attacco ai sindacati che è anche un attacco alla democrazia”. .. Mail governo ha fatto un altro grave colpo di mano. Ha decretato la soppressione del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, unico organo di rappresentatività della categoria dei docenti”.

Testo a cura di Giuseppe Candido, in collaborazione con Gilda TV

Per eliminare il finanziamento pubblico ai partiti hanno fissato la scadenza al 2017, coi diritti sindacali si procede con decreti di urgenza come per per le droghe

Con le varie inchieste “rimborsopoli” dilaganti per tutti i consigli regionali della penisola, con gli scandali per la corruzione, anche questa dilagante in ogni opera in cui i partiti mettono le mani, il Presidente del Consiglio comincia a tagliare dai diritti sindacali. Con decretazione d’urgenza.

Anche se non ha ancora operato il taglio netto dei rimborsi elettorali (rinviato al 2017) e che, invece, col referendum del ’93, gli italiani avevano palesemente chiesto di abolire, Matteo Renzi segretario del partito già guidato da esponenti di un grande sindacato confederale, ha deciso di scatenare la forbice dei tagli proprio sui sindacati e, quel che è più grave, sui diritti sindacali dei lavoratori eletti dai loro colleghi. Diritti che pure l’Europa tutela e che, di fatto, una volta dimezzati non rappresenteranno certo un ingente risparmio per le casse dello stato, quanto piuttosto una perdita di diritti democratici.

Nella tesi di laurea che Carlo Rosselli discusse nel 1921, si legge che Il Sindacalismo è un fatto umano proprio di tutte le epoche, insito nella natura umana”.

Per il fondatore del movimento Giustizia e Libertà, il Sindacalismo è in sostanza “La tendenza degli uomini che non si sentono sufficientemente protetti dalla organizzazione ufficiale dello Stato e delle società, ad organizzarsi in modo autonomo, cercando di sovrapporsi all’organizzazione ufficiale stessa”.

Ecco, Renzi vuole intervenire con la decretazione d’urgenza per tagliare il diritto sindacale che, non a caso, l’Europa anche tutela addirittura come un diritto umano.

Con Matteo Renzi, invece, il taglio sarà rapido. Ma sarà anche indolore?

I docenti, categoria già tra le più bistrattate dalla politica italiana e, di fatto, quella meno pagata d’Europa, si vedranno tagliare anche loro diritti e permessi sindacali.

E se è vero che, come ha ricordato Napolitano lo scorso Primo Maggio, «Salvaguardare posti di lavoro a rischio oggi implica azioni diverse da quelle tradizionali di difesa condotte dai sindacati», è anche vero, e pure questo è sottolineato da Napolitano, che :

«Eessi sono chiamati, in un quadro grave di crisi aziendali come quello attuale, a concorrere alla ricerca di soluzioni solidaristiche e innovative coraggiose e determinate. Nello stesso tempo, i sindacati non possono non moltiplicare i loro sforzi per sviluppare rapporti intensi col mondo dei disoccupati e soprattutto dei giovani in cerca di prima occupazione, per vincerne l’isolamento e il possibile scoraggiamento, per scongiurarne l’esasperazione protestataria senza sbocco ».

Ma come si fa a pensare che i sindacati possano davvero, come chiesto da Napolitano, “Sviluppare rapporti intensi” anche “col mondo dei disoccupati” e coi giovani, se poi – di fatto – con la scure democratica di un tweet si tagliano drasticamente distacchi e permessi sindacali che, di fatto, sono alla base dell’agibilità sindacale?

Senza permessi, senza distacchi, come si pensa che i lavoratori organizzati in sindacati, perché di questo si tratta, possano addirittura aiutare anche i giovani e i non ancora iscritti perché privi di reddito, quando si tagliano i permessi? Se i partiti non hanno assolto al loro ruolo istituzionale, richiamato dalla Costituzione ed inquadrato dall’articolo 49, di far partecipare i cittadini alla vita politica nazionale, adesso si vuole impedire che i sindacati, invece, ai sensi dell’articolo 39, possano tutelare i diritti quando questi vengano messi in discussione dai governi che via via si succederanno dopo il giovane balilla?

Rino Di Meglio
Rino Di Meglio, coordinatore Nazionale Gilda degli insegnanti – Fed. Gilda-Unams

Per Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti (Fed. Gilda-Unams), una tra le sigle sindacali più rappresentative del comparto scuola e istruzione che tanto starebbe a cura al nuovo governo Renzi, e di cui pure chi scrive è dirigente provinciale eletto dai colleghi nella provincia di Catanzaro, si tratta di “un’operazione di pura propaganda politica”.

Propaganda che però lede fortemente i diritti sindacali.

Intervistato da Gilda TV, la web-tv del sindacato, Rino Di Meglio in merito non ha dubbi:

Prop3<<Il dimezzamento dei distacchi che sta operando il governo Renzi con un decreto legge per avere operatività immediata sin dai prossimi giorni, è un’operazione di pura propaganda politica perché dal punto di vista dei risparmi da’ ben poco, è una destrutturazione del sindacato perché non c’è nessuna gradualità. Pensate che,>> – aggiunge Rino Di Meglio, – <<per ridurre, anzi per eliminare il finanziamento pubblico ai partiti hanno fissato la scadenza al 2017, cioè se lo sono dilazionati in cinque anni. E qui colpiscono i sindacati con una botta del 50% di tagli dei diritti sindacali che, per altro, son garantiti anche da direttive della comunità europea. Danno questa mazzata che rischia di mandare in crisi strutturale tutti i sindacati, compresi noi.

Fanno passare un messaggio all’opinione pubblica quasi che si trattasse di privilegi dei sindacalisti che stanno lì a riposare mentre i loro colleghi lavorano. Io posso assicurare, e tutti gli iscritti lo possono vedere, che i nostri colleghi che stanno in distacco, in semi distacco, lavorano nelle sedi ben oltre quello che sarebbe il loro normale orario di lavoro a scuola. Soprattutto nei momenti in cui l’amministrazione con la sua burocrazia, tipo le domande – adesso – per le graduatorie, i nostri colleghi stanno dalla mattina alla sera nelle sedi ad aiutare disinteressatamente – perché non prendono un centesimo – i precari che debbono fare domande astruse. Questa è la verità. Il sindacato, in questo caso, aiuta pure l’amministrazione che avrebbe il dovere di aiutare i cittadini a fare le domande, non li aiuta affatto, anzi le rende molto spesso (le domande, ndr) complicate. I sistemi informatici funzionano male, si interrompono in continuazione.

Gilda insegnanti
Rino Di Meglio durante una delle tante assemblee sindacali che il governo ora vuole ridurre mediante la riduzione di quell’agibilità sindacale che i lavoratori hanno grazie proprio a permessi e distacchi funzionali.

È veramente incomprensibile questa mossa del governo in carica, siamo preoccupati perché i sindacati sono grandi organizzazioni che ancora – a differenza dei partiti – conservano la democrazia. Chi parla e rappresenta la Gilda degli insegnanti è eletto dai delegati dell’assemblea nazionale, non è nominato da nessun capo. I miei iscritti, e gli eletti dei miei iscritti, mi possono mandare via quando vogliono. Così non capita per i politici che hanno, ormai, tutti quanti i “partiti persona”.

Ecco, io penso che noi dobbiamo con forza denunciare all’opinione pubblica questo attacco ai sindacati che, sia pur in una dimensione diversa, è anche un attacco alla democrazia. Sempre a proposito di democrazia, sempre in questo decreto legge, il governo ha fatto un altro grave colpo di mano. Ha decretato la soppressione del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, che era l’unico organo rappresentativo dei docenti e del resto del personale della scuola, eletto democraticamente. Nonostante una sentenza del Consiglio di Stato, che aveva dichiarato nulla la precedente soppressione, il governo ha pensato di risolvere così il problema mettendo anche una pezza al fatto di non aver sentito il pare, obbligatorio, di questo organismo, per le sperimentazioni quadriennali. È anche questo un atto grave perché dente a levare ai docenti qualunque rappresentanza eletta e qualunque tutela effettiva della propria professionalità e della difesa della libertà d’insegnamento.>>

Prop4 Chi scrive è fermamente convinto che sia proprio così.

Piano piano, come avvenne agli inizi del secolo passato, quando anche la scuola era ormai divenuta luogo di propaganda del governo, mentre anche allora si decurtavano nell’indifferenza diritti di lavoratori e delle persone, anche oggi ci si abitua e si rinuncia alle conquiste già fatte, si tagliano stato di legalità, diritti. Anche oggi, ci si può aspettare di tutto?

Nella deriva populista di un premier rafforzato da elezioni che di democratico, per assenza documentata di parità d’informazione, grazie ad un Governo rinvigorito da elezioni in uno Stato sempre più canaglia, senza più un effettivo Stato di diritto, in uno Stato condannato dall’Europa per infinite e perpetuate violazioni della Convenzione europea per i Diritti dell’Uomo, dalle carceri inumane e degradanti, alla giustizia irragionevolmente lenta, dalle discariche non bonificate ai depuratori che inquinano le acque e i suoli, il dimezzamento dei diritti sindacali potrà forse passare, anche questo, come normalmente inosservato? Ci si potrà assuefare, grazie anche a un’informazione palesemente colpevole, pure per questo “piccolo tagliuzzo” del diritto e dello Stato di diritto? Il rischio è concreto.

Una proposta (indecente) per la #scuola

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Scuola pubblica statale
Armando Massarenti (@Massarenti24) con la filosofia minima vorrebbe rivoluzionare la scuola con una proposta: mandare i ricercatori che non si riesce ad assumere come tali, ad insegnare nelle scuole (al posto dei tanti docenti altrettanto precari, ndr).

“I problemi della scuola”, sostiene il Massarenti nel Domenicale de Il Sole 24 Ore di cui è responsabile, “sono immensi, ma a ben vedere uno dei principali riguarda la valorizzazione del merito tra il personale docente e la possibilità di immettere forze nuove, competenti, innovative, al passo coi tempi”. Per cui, la soluzione, per il Massarenti, è valida sia per i ricercatori cui si regalerebbe, così, la possibilità di entrare nella scuola, sia per il mondo della scuola, dove si immetterebbero “forze nuove al passo coi tempi”.

E, nel suo candido ragionamento, il giornalista, si smarca anche da quella che considera l’obiezione principale che, sempre a suo dire, si potrebbe opporre alla sua proposta: chi ha insegnato loro ad insegnare? Questa, sostiene il giornalista, “è una carenza endemica del sistema. Ben pochi all’università si preoccupano degli aspetti didattici”.

Così dicendo, però, il giornalista dimostrata di non conoscere affatto il tema di cui parla. I docenti che insegnano nelle scuole statali italiane di ogni ordine e grado, hanno tutti dovuto superare un concorso di abilitazione all’insegnamento, l’hanno superarlo e spesso hanno fatto, per anni, servizio come precari. Anziché assumere i docenti precari da anni, anziché predisporre adeguati piani di aggiornamento del personale docente e anziché adeguare gli stipendi dei prof a quelli della media europea dei loro colleghi, per dare energie nuove alla scuola, si propone di buttare nell’insegnamento persone sicuramente preparate ma che per anni hanno fatto ben altro. Per la scuola pubblica statale, in Italia, dovrebbero essere investite risorse ingenti, e la stessa cosa dovrebbe farsi nella ricerca e nell’università per evitare che i migliori cervelli continuino ad andare all’estero per poter fare ricerca. Assumere ricercatori precari al posto dei docenti precari, sarebbe solo mischiare, ancora una volta, le carte per non risolvere il problema della scuola italiana.

Alla proposta del Massarenti rispondo, perciò, con una frase che, agli inizi della mia carriera, sentii da un buon preside: “professore”, mi disse, “un bravo docente lo si valuta non perché conosce bene la matematica, ma perché nel conoscerla, quel matematico è in grado di creare una relazione educativa coi ragazzi per farsi ascoltare, spiegargli gli alfabeti della disciplina e insegnargli ad imparare da soli”.

Amantea (CS), 29.09.2012 – Assemblea Nazionale della Gilda degli Insegnanti. Intervista a Rino Di Meglio, coordinatore nazionale Gilda degli Insegnanti – FGU

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di Giuseppe Candido 1

Dal recupero degli scatti stipendiali alla stabilizzazione dei docenti precari. Quale futuro per la professione docente? L’Assemblea Nazionale della Gilda degli insegnanti si è riunita il 28, 29 e 30 settembre, in Calabria per l’inizio dell’anno scolastico e da qui intraprendere iniziative e proclamare uno sciopero nazionale degli insegnanti e del personale della scuola investendo la direzione nazionale per molte altre iniziative di lotta. Ne parliamo con Rino Di Meglio, coordinatore nazionale del sindacato dei docenti italiani, sempre disponibile.

Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti
Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti

  D: In questo momento di crisi la Gilda degli insegnanti chiede ai docenti italiani di scioperare. Quali le motivazioni di questo sciopero?

 R: Proprio oggi l’assemblea nazionale della Gilda degli Insegnanti ha votato a larghissima maggioranza, mi pare con 496 voti a favore e solamente 6 astenuti (nessuno contrario – ndr), l’idea di cominciare a lavorare per uno sciopero su alcuni argomenti di cui quello centrale è che, lo dico con molta chiarezza, gli insegnanti si sentono presi in giro perché lo scorso 12 giugno ci fu un incontro col Ministro Profumo, ci fu una promessa di un atto d’indirizzo all’ARAN per risolvere la questione del pagamento degli scatti del 2011, abbiamo aspettato inutilmente di settimana in settimana e finora, di concreto, non abbiamo visto nulla perché l’atto di indirizzo non esiste, la convocazione (dei sindacati – ndr) all’ARAN neppure e, siccome la pazienza ha un limite, e noi se va avanti così ci sentiamo in dovere di indire uno sciopero e un’iniziativa di lotta seria.

 D: Perfetto, quindi il recupero degli scatti stipendiali. La vicenda della Regione Lazio e delle caste dei parlamentini regionali che stanno emergendo sta mettendo in mostra come l’autonomia, data senza controlli, può essere un rischio per la spesa. C’è lo stesso rischio nella scuola pubblica?

 R: Si, c’è lo stesso rischio nella scuola sicuramente. Anche nella scuola ci sono dei fondi che sono gestiti direttamente: c’è il fondo d’istituto che è quasi un miliardo di euro l’anno, ci sono i fondi dell’Unione europea che attualmente ammontano a uno stanziamento di 3,8 miliardi da spendere in cinque anni.

 D: I famosi fondi PON nelle regioni del mezzogiorno?

 R: Fra l’altro ci sono i PON; questi sono nelle regioni del Sud tra cui la Calabria. Poi ci sono altri progetti: ne ho visto di fantasiosi anche nel Veneto dove ho visto che viene finanziato addirittura un progetto “frutta”. Si tratta di somme che spesso vengono sperperate e qualche volta c’è anche il sospetto che vengano distribuite in modo non del tutto equo. Anche nella scuola è stata voluta quest’autonomia “spinta” che adesso si vorrebbe addirittura aumentare ancora col ddl così detto Aprea, che è passato in Commissione Affari e Cultura alla Camera dei Deputati, ma in realtà non ci sono controlli efficaci. Fa ridere se si pensa che i revisori dei conti delle scuole sono, in realtà, impiegati dell’amministrazione che si son fatti un corsetto per capire qualche cosa di bilanci. Non è possibile pensare che i soldi dei cittadini, perché son soldi dei cittadini, vengono controllati in questo modo.

 D: Il convegno che il prossimo 5 ottobre la Gilda ha organizzato in occasione della giornata mondiale dell’insegnante ha il titolo “La Governance della Scuola: quale futuro per la professione docente”. Allora la domanda che le rivolgo è proprio questa: qual’è il futuro per la professione docente in Italia?

 R: Penso che l’Italia ha visto molti anni di errori nelle politiche scolastiche, per mancati investimenti. Ma voglio dire una cosa: gli insegnanti in Italia hanno un’antica tradizione di povertà, proprio storica. In questo Paese gli insegnanti non sono mai stati pagati bene, però c’è stato un lungo periodo storico nel quale, almeno, l’insegnante aveva considerazione sociale e rispetto.

Il Presidente della Repubblica, l’altro giorno, inaugurando l’anno scolastico ha fatto un forte appello affinché ci sia rispetto per gli insegnanti. Ma rispetto degli insegnanti devono averlo, anche, i Politici che non possono continuare a scrivere delle norme di legge nelle quali trasformano la scuola in una specie di azienda privata, dove c’è il dirigente che viene trasformato in un così detto manager. Manager, del nulla: perché quando si gestisce denaro pubblico non c’è il manager, ci deve essere un oculato amministratore semmai. E sempre di più, in questo sforzo di rendere le scuole molto simili ai Comuni e alle ASL, succede che la professionalità del docente, della sua stessa autonomia culturale e didattica, ne escano mortificate. Bisogna fare un passo indietro, riflettere su ciò che è avvenuto fino adesso e ripensare a quale debba essere la professione docente, quale debba essere l’autonomia culturale degli insegnanti e riscrivere le norme in modo da garantire un buon servizio di scuola pubblica statale.

 D: Quindi la Gilda degli Insegnanti dà appuntamento il prossimo 5 ottobre a Roma. Un’ultima domanda sul rapporto sindacati governo. Abbiamo notato come, nell’indire il Concorso per docenti il Governo non ha neanche sentito i sindacati. È una novità? Una forzatura?

R: Debbo dire che, anche in questo caso, il rapporto è in degrado. Nel susseguirsi degli ultimi governi abbiamo toccato dei punti molto bassi nelle relazioni sindacali. Sia col governo precedente, Berlusconi (Gelmini per quel che riguarda la scuola), sia quello attuale: il Ministro Profumo è molto latitante, assume delle decisioni importanti come ad esempio quella di bandire un concorso senza sentire il bisogno di ascoltare almeno la voce dei sindacati. Non dico che il sindacato debba decidere le cose perché la decisione spetta alla parte politica; ma l’ascolto verso chi rappresenta gli insegnanti che lavorano nella scuola, mi sarebbe parso doveroso anche per evitare dei grossi errori che possono portare a vanificare il lavoro del Ministro.

 D: Sia più chiaro: quindi un concorso per docenti che, cos’ha di sbagliato in questo caso?

R: (Il bando – ndr) Beh, è illogico rispetto al fatto che, negli ultimi vent’anni, il governo è stato latitante nei concorsi, ha sfruttato il precariato, ha sfruttato i vecchi abilitati, tutta gente che comunque un concorso l’aveva già superato facendosi un’abilitazione, l’ha tenuti a lavorare per anni. Io penso che la soluzione di questo problema, cioè della stabilizzazione di queste decine di migliaia di persone che già lavorano nella scuole, debba essere prioritaria. Va bene l’avvio di un meccanismo concorsuale, che sicuramente è il migliore per la selezione ma il Ministro avrebbe potuto, con più saggezza, procedere ad iniziare i concorsi solo dove vi siano stati gli esaurimenti della graduatoria dei vecchi concorsi. Si poteva procedere in modo più limitato.

 Bene, ringraziamo Rino Di Meglio, sempre disponibile per Abolire la miseria della Calabria, e lo lasciamo tornare all’assemblea che volge a chiudere la sua seconda giornata. Grazie.

1 Responsabile comunicazione – Direttivo provinciale della Gilda degli Insegnanti – Catanzaro

Precari in rivolta e il libro verde della scuola calabrese

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di Giuseppe Candido

“I tagli all’istruzione (di scuole, di classi, di posti di lavoro, di finanziamenti per il normale svolgimento delle attività) pur iniziati anche con governi precedenti hanno raggiunto oggi – spiega Rino Di Meglio, segretario nazionale della Gilda – un punto che non esitiamo a definire scandaloso”. Sono saliti sui tetti. Sono andati in piazza, con studenti e genitori. Si sono persino incatenati. Adesso, la nuova frontiera della protesta dei precari nella scuola, alle prese con la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro, è lo sciopero della fame. I primi a varcarla sono stati tre insegnanti palermitani. Ma la mobilitazione a colpi di digiuno si sta diffondendo in tutta Italia tra i precari della scuola che si preparano a un anno di disoccupazione annunciata. “La scuola pubblica è alla frutta e i precari della scuola alla fame” dice la scritta sullo striscione sotto Montecitorio dove sono accampati alcuni precari che, per quest’anno, rischiano di non vedersi riconfermato l’incarico annuale. Affamati di cultura, senza cibo i precari della scuola, da Palermo a Roma alla Lombardia, protestano per i tagli in tutta Italia. “Il ministro deve venire a spiegarci cosa c’è di positivo in questa riforma”. “Il più grande licenziamento di massa della storia italiana” tuona Bersani dalla Festa del Pd. Non c’è dubbio sul fatto che la scuola italiana abbia bisogno di riforme serie che la rendano più efficiente e più efficace di come è attualmente ma, quello che oggi si contesta sono i tagli effettuati dalla legge 133. Però per il Ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini va tutto bene, non ci sono tagli, nella sua conferenza stampa annuncia una “riforma epocale” e spiega perché non ci sarebbero stati tagli. E che non incontrerà nessun precario: “Adesso non li incontro – ha spiegato ai cronisti che le rivolgono questa specifica domanda – per il semplice motivo che stiamo perfezionando degli accordi”. I più di 20.000 precari che quest’anno non troveranno posto sono, per il Ministro, semplicemente il frutto di politiche scellerate dei governi precedenti e non già persone che prima hanno retto la scuola per anni sulle loro spalle ed ora sono sdraiati in tutt’Italia sotto gli uffici scolastici. “Protestano senza essere stati ancora esclusi.
Una protesta che rispetto, legittima, ma non motivata. Non si tratta di persone licenziate. Presumono di non avere il posto di lavoro ma il ministero non ha ancora completato le operazioni. Dobbiamo vedere – ha proseguito il Ministro – quanto precari risponderanno positivamente agli accordi con le Regioni. Se preferiscono l’indennità di disoccupazione…”. Ma dal maestro unico in poi passando per i posti di sostegno “inutili” e l’aumento del numero di alunni per classe, nella scuola di tagli ce ne sono stati eccome. Parecchie persone che conosco personalmente e che prima vi lavoravano ogni anno oggi sono rimaste a casa. Per accorgersene basta farsi un giro nelle scuole e sondare l’aria che tira. “Quest’anno non so come fare – ci dice la preside di una scuola media calabrese che preferisce mantenere l’anonimato – negli uffici amministrativi erano in 5, con i tagli ora sono tre”. E anche sui collaboratori scolastici il problema c’è: “dovremo organizzarci e andare avanti lo stesso”. Ma se lo Stato taglia cerca di girare la spesa alle Regioni e, per la Calabria, è stato approvato, su proposta dell’Assessore alla cultura e alla pubblica istruzione Caligiuri, il “Libro Verde della scuola in Calabria”. Un protocollo d’intesa tra la Giunta regionale e il Ministero della Pubblica Istruzione che prevede “un programma di innovazione per l’azione amministrativa”. In altre parole, ha spiegato Caligiuri, è stato avviato “un dibattito fra tutti i soggetti che operano nel mondo della scuola, per individuare le linee di sviluppo dell’Istruzione nella nostra regione”. Secondo il neo assessore all’Istruzione “partendo da un’attenta analisi dell’esistente, abbiamo individuato obiettivi ambiziosi e sfide strategiche nelle quali poter coinvolgere tutti gli attori interessati alla realizzazione di una scuola con standard europei”. “Uno strumento di programmazione e di rinnovamento della scuola – ha aggiunto il Presidente Scopelliti – sulla base del modello di documento proposto dall’Unione europea, che affronta il tema centrale della società calabrese, la formazione come investimento produttivo e avvia, nello stesso tempo, un dialogo continuo e dinamico con tutte le componenti sociali ed istituzionali: scuole, amministrazioni locali, docenti, famiglie, studenti”. Per il momento però la prima stesura del documento viene illustrata soltanto ai dirigenti scolastici. Secondo Caligiuri la giunta avrebbe “dimostrato con i fatti che il mondo della scuola è tra le priorità” della nuova amministrazione regionale poiché “convinti che l’investimento in cultura e formazione è un investimento ad alta redditività con ricadute positive sulla crescita economica …”. Buona volontà regionale poco valorizzata dai provvedimenti del Governo nazionale. Poco importa, infatti, se intanto si tagliano i precari: docenti, collaboratori e personale amministrativo. Tanto in Calabria c’è il librone verde.