Mina Welby (#radicali, ass. Coscioni): la zattera di Piero sbarca in Campidoglio

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Il registro dei testamenti biologici e la battaglia per la legalizzazione dell’eutanasia portata avanti dall’associazione Coscioni prosegue. Ieri è stato approvato per i cittadini della Capitale, il registro dei testamenti.
Mina Welby, che lo scorso anno è stata a Botricello (CZ) per lo stesso motivo, sentita telefonicamente, letteralmente non sta nella pelle: Piero, dice, ne sarebbe felicissimo! E aggiunge …

Stranamente mi ero vestita con una maglietta stile marinaio e un jeans che non mettevo da anni e che piacevano a lui. La mattina non sapevo che nel pomeriggio ci sarebbe stata la discussione.

Un’ottima notizia: il Consiglio comunale di Roma ha appena approvato questo pomeriggio la nostra delibera di iniziativa popolare relativa all’istituzione di un registro comunale per le disposizioni anticipate di trattamento.

E’ un fatto importante, il risultato della decennale campagna dei Radicali e dell’Associazione Luca Coscioni per il rispetto delle volontà individuali in materia di fine-vita. Era il 2009 quando con Beppino Englaro, Carlo Lizzani, Emma Bonino, Marco Pannella e Mario Staderini, consegnammo 8200 firme di cittadini romani, raccolte in soli due mesi, che chiedevano un registro dei testamenti biologici: ci sono voluti ben 5 anni per arrivare all’approvazione, a causa della violazione del Regolamento comunale. L’azione del Consigliere radicale Riccardo Magi è stata decisiva.

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Mina Welby a Botricello (CZ) incontra il Sindaco Giovanni Camastra

E’ ora tempo che il Parlamento italiano segua l’esempio dei Comuni (anche a Milano si è ottenuto grazie a una iniziativa popolare da noi promossa!) e calendarizzi immediatamente la PdL d’iniziativa popolare per la legalizzazione dell’eutanasia e del testamento biologico che 70 mila cittadini hanno sottoscritto e che giace ignorata da oltre 9 mesi presso le Commissioni XII e II in attesa di calendarizzazione. L’esempio di Roma capitale servirà ora agli altri Comuni d’Italia che vogliano istituire il registro (al momento sono 200).

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Mina Welby, Marco Marchese ed Ernesto Biondi

Dopo Botricello e Lamezia (CZ) anche Cosenza discute per il registro dei testamenti biologici

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Grazie alla consigliera comunale di Cosenza Maria Lucente, anche nella città dei Bruzi si è discusso di testamento biologico.
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Il Consiglio comunale si è riunito ieri pomeriggio, presieduto da Luca Morrone.

In apertura di seduta l’assemblea ha osservato, su proposta del consigliere Andrea Falbo, un minuto di raccoglimento in memoria dell’intellettuale Saverio Strati, scomparso nei giorni scorsi.

Dopo alcune comunicazioni il Consiglio comunale ha affrontato una questione da tempo presente nell’Ordine del Giorno:
“Discussione proposta di legge di iniziativa popolare: testamento biologico ed eutanasia legale – Associazione Luca Coscioni”. Ha relazionato il consigliere firmatario Maria Lucente (PD).

“A un anno circa dalla richiesta – ha esordito – questa sera, finalmente, il Consiglio Comunale affronterà l’argomento. Il tema dell’eutanasia legale e del Testamento biologico è vivacemente presente nel dibattito politico e culturale del nostro Paese, e anche la nostra città, forte di una lunga, indiscutibile storia tassellata da intelligenti percorsi culturali, sociali, politici, non si poteva sottrarre a questo dibattito”. Il consigliere Lucente ha ricordato che circa un anno fa, il 5 maggio 2013, in piazza XI Settembre, ci fu la giornata di mobilitazione per la raccolta delle firme sulla proposta di legge di iniziativa popolare attivata dall’Associazione Luca Coscioni.

“Le firme, alla presenza anche di Mina Welby – ha detto – sono state moltissime, collocando la nostra città tra quelle più attive e sensibili al tema. Ho evocato un clima aperto, libero da steccati e pregiudizi e lo ripropongo, rivolgendomi anche a quella parte di coscienze e di sensibilità personali e soggettive, che tenta di rimuovere l’argomento o che, addirittura, afferma che l’eutanasia non farebbe parte della nostra cultura cattolico-cristiana.

Mi guida invece l’affermazione che “la migliore testimonianza di un cattolicesimo possibile è il rispetto della sofferenza e della libertà”.

Le richieste di questa Legge aumentano; la consapevolezza di dovere e potere rispettare quel “Libero Arbitrio” di sacra memoria si fa sempre più pressante. I sondaggi parlano di ben oltre il 50% di cittadini favorevoli all’eutanasia.

Ed in Italia ancora balbettiamo. E così, assistiamo ad un …fai da te, pesante, doloroso, oltre che discriminatorio: il 62% degli ammalati terminali muore grazie all’aiuto clandestino di alcuni medici o attraverso, per chi può permetterselo, una sempre crescente emigrazione o chiudendo la propria vita con il suicidio. Si chiede il coraggio e l’umiltà di discutere.

Anche a Cosenza, come è avvenuto in circa 200 città italiane si può “dare vita” ad un registro dei testamenti biologici per raccogliere la volontà soggettiva ed individuale sul “fine vita”. La Dichiarazione Anticipata di Trattamento o Testamento biologico, in estrema sintesi, indica la volontà di una persona, nella sua piena lucidità mentale, di indicare le terapie che intende accettare o non accettare, nel caso si dovesse trovare in futuro in una condizione di incapacità fisica o psichica.

Il Testamento biologico non ha niente a che vedere con qualsiasi pratica di eutanasia; si limita a registrare la volontà individuale, la libertà di potere scegliere i trattamenti sanitari a cui si desidera, o non, essere sottoposti.

E’ corretto evidenziare che il Comune, nella sua qualità di Ente preposto alla tutela dei diritti dei cittadini, primi fra tutti la libertà e la salute, sia conseguenziale. Il testo di delibera potrebbe essere quello depositato in Campidoglio nel 2009 da Mina Welby, Peppino Englaro, Carlo Lizzani, Emma Bonino e Marco Pannella. Quindi invito questo Consiglio Comunale ad attivare una responsabile e civile partecipazione, deliberando il Registro dei Testamenti biologici, in attesa della Legge Nazionale che ritengo non avrà tempi lunghi”.

Il dibattito è stato aperto dall’intervento del consigliere, e capogruppo del PD, Salvatore Perugini il quale, complimentandosi con la collega per aver portato in Consiglio questa discussione e per il contenuto del suo intervento, ha affermato “qui non c’è appartenenza a partiti, non c’è solidarietà politica di parte ma solo la nostra libertà di coscienza. Un argomento come questo deve trovare la sua regolamentazione in una legge dello Stato ma il Consiglio comunale può assumere ulteriormente determinazioni e deliberare per creare i presupposti che, in attesa della promulgazione della legge nazionale, servano comunque a dare la possibilità al cittadino di esprimere in una forma ufficiale una sua volontà ma soprattutto un suo diritto. Sappiamo che il diritto alla vita va difeso e non so se esiste come contraltare il diritto alla morte ma so per certo che ci sono molti uomini e donne che avrebbero voglia, in determinate circostanze, di rivendicare un diritto a una morte serena e quindi a una vita meno sofferente. Credo che uno Stato non può nascondere questo problema e deve affrontarlo nel modo più laico possibile. Poi ognuno di noi fa i conti con la propria coscienza, con il proprio credo, la propria fede, che non possono sopraffare la fede, la religiosità, la coscienza civile di un’altra persona.

Se questo Consiglio comunale dovesse deliberare di istituire il registro richiamato dal consigliere Lucente, non solo non farebbe cosa contraria a legge, ma metterebbe un mattone nella costruzione dell’edificio dei diritti di libertà di ciascuno di noi che lo Stato deve garantire”.

Domenico Frammartino (Italia dei Valori) ha definito esauriente la relazione del consigliere Lucente. “Credo sia venuto il momento della decisione. La proposta dell’istituzione del Registro delle Volontà, credo sia accoglibile da tutti ed è di buon auspicio affinché la legge si faccia. Nella nostra adesione c’è anche completamento di una concezione, che lo Stato si rivela nella sua laicità”.

Francesco Perri (Popolo della Libertà). “Ci saranno sicuramente anche casi diversi che potrebbero essere citati. È un argomento di tale delicatezza che non può essere licenziato in maniera veloce, proponendo una soluzione sulla quale non mi sento in disaccordo ma che deve consumare certi passaggi. Credo quindi che la proposta della collega Lucente potrà essere un punto d’arrivo, ma che prima il Consiglio comunale debba costituire un Comitato Etico che sia di supporto alla decisione che il Consiglio andrà ad assumere”.

Anche Massimo Bozzo (Gruppo Misto) ha dato atto al consigliere Lucente dell’impegno profuso sulla problematica, ma concorda sulla necessità di approfondire la tematica e si dichiara d’accordo sulla costituzione del Comitato Etico. “L’impegno e la passione della collega Lucente – ha affermato – potranno trasferirsi alla guida del comitato.

Francesco Caruso (Forza Italia) ha evidenziato che “il dovere dell’uomo è di vivere la vita fino in fondo, anche nella sofferenza. Riguardo al testamento biologico, anche la Chiesa è stata favorevole alla scelta contro l’accanimento terapeutico. Ma se parliamo di privarsi dell’alimentazione o delle cure necessarie a mantenere la vita, la posizione cambia. Anch’io sono d’accordo sulla Commissione per approfondire tutte le implicazioni e capire la natura di questo registro”.

Dopo una riunione dei capigruppo, è intervenuto il consigliere Michelangelo Spataro per riferirne gli esiti. “Ringrazio il consigliere Lucente, stasera c’è davvero la volontà di approfondire questa problematica. Anche alla luce delle numerose assenze, propongo di rinviare il punto nella Commissione competente per riaffrontarlo nella maniera più opportuna alla prima seduta utile del Consiglio comunale”.

L’aula si è espressa a favore.

E’ intervenuto dunque il consigliere Sergio Nucci per proporre il rinvio alla Commissione Controllo e Garanzia del punto all’ordine del Giorno sulla questione dell’ex bocciodromo di via degli Stadi per tornare subito in Consiglio, come primo punto all’ordine del Giorno. Marco Ambrogio ha ricordato come la questione sia già stata trattata in commissione controllo e garanzia, “si potrebbe dare l’impressione – ha detto – di voler rinviare il dibattito sull’argomento. Spataro ha sottolineato che verosimilmente, considerate le feste, la prima commissione utile sarà a maggio. Il Consiglio, dopo queste valutazioni, ha votato tanto l’inversione quanto il rinvio dell’Ordine del Giorno alla Commissione controllo .

Candido (#Radicali): Bene il Consiglio di Lamezia Terme che approva registro testamento biologico. Esilaranti le dichiarazioni circolate sulla stampa

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“Con soddisfazione di chi questa battaglia di libertà ha cominciato a sostenerla, in Calabria, dal 2006 sin dalla vicenda “nazionale”, di Piergiorgio Welby, apprendo dalla stampa che il Consesso Civico lametino guidato dal Sindaco Speranza, ha inteso adottare all’unanimità il registro dei testamenti biologici”. E’ quanto si legge in una nota di Giuseppe Candido, militante del Partito Radicale nonché direttore editoriale di ALM che, in Calabria, da anni porta avanti la battaglia sui registri dei testamenti biologici assieme all’associazione di cui Mina Welby è coo-presidente onoraria.
“Trovo davvero esilaranti”, afferma senza mezzi termini Giuseppe Candido, “alcune dichiarazioni circolate sulla stampa del coordinatore regionale dell’associazione “Alleanza Cattolica Calabria”, Dr. Elia Sgromo, secondo il quale tale sacro santa decisione del Consiglio di Lamezia Terme, tra l’altro non la prima in Italia e nemmeno per la Calabria essendo stato istituito persino nel piccolo comune di Botricello, sarebbe stata presa “senza alcuna necessità e urgenza sociale” e che i registri dei testamenti biologici rappresenterebbero, addirittura, una sorta di “cedimenti ad una mentalità radicale, libertaria e ideologica”. Per Sgromo, – prosegue Candido nella sua nota – un registro che consente di annotare ai cittadini le proprie volontà di fine vita, servirebbe solo a pubblicizzare una prospettiva anti-vita.

Contrariamente a quanto dice il dott. Sgromo, però, esiste un forte fondamento costituzionale che ci da’ il diritto di rifiutare i trattamenti sanitari per malattie inguaribili, unicamente finalizzati al proseguimento del mantenimento in vita”. L’articolo 32 della nostra costituzione, che il dott. Elia, forse appositamente, dimentica nel suo ragionamento per dire che non c’è niente che giustifichi il registro, c’è eccome, ed è in esso che è contenuto quel principio inviolabile che ha visto far garantire dalla magistratura il diritto di porre fine alle sofferenze e alle cure inutili di Piegiorgio Welby che ha potuto farsi staccare il suo ventilatore che lo teneva invita artificiale venendo contemporaneamente sedato da un medico che, per quel gesto, però, proprio perché una legge non c’è, dovette subire un processo uscendone completamente scagionato da tutte le accuse.
Lo stesso principio costituzionale che Elia forse finge di dimenticare, ha consentito al sig. Beppino Englaro, dopo anni, anni e quattro gradi di giudizio, di poter vedere rispettate le volontà della figlia Eluana in coma vegetativo permanete. Volontà che, non essendo state registrate da nessun notaio né da nessun altra “registro”, furono difficili da dimostrare. Se vi fosse stato un registro delle dichiarazioni anticipate di trattamento, i casi possibili potevano essere due: Eluana poteva aver fatto registrare il proprio testamento biologico oppure no.
Ecco a che servono i registri dei testamenti biologici. Ad evitare che a scegliere sia qualcun altro.

Da laici credenti cui ci sentiamo appartenere, ci sentiamo vicini ad una chiesa cattolica dell’accoglienza e della misericordia che questo Papa Francesco sta dimostrando poter essere rappresentata anche dai suoi massimi vertici; ci sentiamo vicini ad una chiesa vicina alle persone, agli umili, vicina ai bisognosi di misericordia, ma siamo assai distanti ad una chiesa degli integralismi, che vuol imporre l’attesa di un miracolo anche a chi nel miracolo non ci vuole credere e, come Piergiorgio Welby cerca una “morte opportuna”.

Ecco perché ribadiamo, invece, il nostro fermo SI ai registri sul testamento biologico e a una legge che regolamenti l’eutanasia legale contro quella di massa e clandestina. In parlamento c’è già una proposta di legge depositata dall’associazione Luca Coscioni e sottoscritta anche da migliaia di cittadini calabresi, tra cui sindaci e amministratori locali.

Oggi, in Italia esiste l’eutanasia clandestina e la rinuncia alle cure viene effettuata nel silenzio e nella solitudine di mura domestiche, quando “non c’è più niente da fare”. Per il suicidio assistito bisogna andare in Svizzera o in Belgio.
Il nostro Si all’eutanasia legale contro quella clandestina, il Sì ai registri dei testamenti biologici, come fu per l’aborto che legalizzato da una legge, cui tra l’altro i Radicali si opposero, consentì la drastica riduzione del fenomeno e delle morti per prezzemolo o sotto i ferri della cucina, anche in questo caso, sia ben inteso, è un Si alla vita, che è amore e libertà. Un “Sì” deciso, forte, alla tutela della vita e delle libertà proprio quando si è nelle condizioni di massima fragilità.

Testamento biologico: “la farsa è chiara”

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Riceviamo via mail e pubblichiamo

Il “diario” di Maria Antonietta Farina Coscioni*

“Alla fine la farsa è apparsa chiara, la manovra svelata: Pierferdinando Casini e l’UdC hanno strumentalizzato una questione delicata e seria come il bio-testamento, nella speranza di farla diventare parte integrante della campagna elettorale e della quotidiana polemica politica. Alla farsa si è prontamente prestato il presidente del Consiglio, con la sua “lettera”, nella quale accusa ‘i giudici che colmano il vuoto con iniziative più o meno estemporanee’…Più che una preoccupazione, alla prova dei fatti si è rivelata una barzelletta di pessimo gusto…”.

“Prima Casini chiede di invertire il punto all’ordine del giorno sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento della Camera, per discuterlo ‘senza ulteriori rinvii, in particolare per il rischio che, in mancanza di un’iniziativa legislativa siano i giudici a colmare il vuoto con iniziative più o meno estemporanee’; dà così per scontata l’interpretazione berlusconiana di quello che starebbe accadendo nel nostro paese, ma al tempo stesso mostrando di ignorare quello che accade quotidianamente in tante stanze di ospedale e nelle camere da letto dei malati di questo paese. Poi, quasi a pentirsi preventivamente per quello che stava per porre in essere, dice di augurarsi ‘che nessuno voglia strumentalizzare una questione molto seria e che ci sia la serenità necessaria per dibattere in modo approfondito questioni così delicate…che non sono parte né della campagna elettorale imminente, né della nostra, purtroppo quotidiana, polemica politica, m a fanno parte delle scelte esistenziali che un Parlamento in alcune circostanze è chiamato ad assumere”.

Un’ora dopo, quando si deve passare all’esame delle proposte emendative, colpo di scena: il Presidente della Commissione Bilancio Giorgetti informa l’Aula che la Commissione Bilancio ‘non ha potuto esprimere il proprio parere perché il Governo ha chiesto un supplemento di tempo per il supporto tecnico della Ragioneria di Stato.” E chiede la sospensione dei lavori. Ma possibile che né l’UdC né la Presidenza sapesse che NON SI POTEVA procedere con l’esame del provvedimento?

Appuntamento comunque per giovedì mattina. Nel frattempo alle 18,15 la Commissione Bilancio si riunisce, e in 15 minuti netti disbriga i propri obblighi sull’articolo 1, e rinvia ad altra data l’esame sul resto degli emendamenti.

Giovedì, come fissato, alle 9,30 riprendono i lavori d’Aula ma bisogna attendere più di tre ore, e finalmente alle 13 si apprende che la Conferenza dei capigruppo ha deciso di posticipare al 18-19 maggio la discussione sulle DAT. Non un deputato dell’UDC fiata. Dov’è finita l’urgenza di cui avevano parlato il giorno prima?

E allora interveniamo noi: “Signor Presidente, il Presidente Leone ha letto molto velocemente il calendario dei lavori, ma mi è parso di cogliere una data molto importante: quella del 18 e del 19 maggio entro la quale, anzi, nella quale riprenderemo i lavori sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, cioè fra tre settimane. L’iniziativa dell’UdC e dell’onorevole Casini, che hanno voluto anticipare la discussione sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, in realtà, si è trasformata in un posticipo…Ci saremmo aspettati dall’UdC, che aveva tutta questa urgenza di discutere questo importantissimo documento, una sia pur minima reazione…Di certo, quella che è stata venduta ai cittadini come una grande iniziativa politica si è rivelata, alla prova dei fatti, nemmeno dopo ventiquattr’ore, una «bolla» mediatico-elettorale, ancora una volta, sulla pelle dei cittadini, ma anche sulla dignità di questo Parlamento. Non c’era nessuna nec essità di posticipare il dibattito sulle dichiarazioni anticipate di trattamento che erano all’ordine del giorno. Ieri avremmo potuto chiudere la discussione di oggi; e oggi, avremmo potuto affrontare il resto dei temi, che discuteremo invece la prossima settimana; e la prossima settimana, senza agitazioni propagandistiche, avremmo discusso con tranquillità le dichiarazioni anticipate di trattamento.Questo modo di trattare quest’Aula e i deputati è indecoroso e viola anche il buon senso, il senso comune. Non vorremmo che, di fronte a fatti come questi – nei telegiornali di ieri sera e nei quotidiani di stamattina non si parla d’altro – domani, venisse meno l’attenzione rispetto ad un fatto molto semplice: l’UdC e l’onorevole Casini si sono presi gioco di questo Parlamento, perché impegnati in campagna elettorale.”

Tutto ciò si può definire solo in un modo: ancora una brutta, volgare, cinica speculazione. L’ennesima.

* Deputata radicale eletta nel PD

Biotestamento, il Pd cosa fa?

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di Maria Antonietta Farina Coscioni*

Pubblicato su “Europa” il 26 aprile 2011

Un giorno è la sottosegretaria Eugenia Roccella che “vive” la questione come una missione. Il giorno dopo è il ministro del lavoro Maurizio Sacconi, che sembra interessarsi solo di questo (sommessamente ricordo: nel 2010, secondo i dati Inail ancora provvisori, si sono registrati 780mila infortuni sul lavoro, 950 morti “bianche”; dall’inizio dell’anno oltre 100 morti, più di uno al giorno, domeniche e feste comprese. Alle numerose interrogazioni presentate, nessuna risposta). Quando i primi due non intervengono, allora è la volta di Gaetano Quagliariello o di Maurizio Gasparri: il leitmotiv è sempre lo stesso: la legge sul biotestamento va urgentemente approvata così come è formulata nel ddl Calabro; e guai a obiettare, a dissentire.

Dice la sottosegretaria che «è all’eutanasia che si vuole arrivare, e il progetto politico è quello di arrivarci tramite le sentenze», che si vorrebbe arrivare sostanzialmente a derubricare il reato di omicidio del consenziente inserendo un elemento di caritatevolezza e rovesciando il criterio della solidarietà tra gli uomini.

Ora sarebbe facile obiettare che qualsiasi membro del governo e della maggioranza siano i meno indicati a parlare di carità, misericordia e solidarietà: i malati di Sia e di altre gravi malattie sono letteralmente abbandonati a loro stessi, non c’è alcuna solidarietà o appoggio alle famiglie, non si riesce neppure ad aggiornare i Lea e il nomenclatore tariffario. La maggioranza vuole imporre al paese una legge retrograda e incivile sul fine vita che non ha pari e riscontro con le legislazioni di altri paesi; e si arriva all’impudenza di mettere sul banco degli accusati chi a questa legge si oppone, obietta che è un testo anticostituzionale fatalmente destinato a fare la stessa fine della legge 40; e tra gli argomenti che vengono agitati dalla maggioranza per difendere quello che è indifendibile si arriva all’impudenza di affermare che si vorrebbe introdurre l’eutanasia attraverso le sentenze dei giudici. Simili affermazioni si giust ificano e si spiegano solo con la scarsità di argomenti. Ai sedicenti difensori della vita (e che più propriamente sono sostenitori e alfieri della sofferenza sempre e comunque, anche quando è inutile) rispondo che si vuole quello che già è garantito per esempio in Germania, dove esistono le cosiddette “Disposizioni del paziente “cristiano” elaborate dalla Conferenza episcopale tedesca, dal Consiglio della chiesa evangelica tedesca e dalla Comunità delle chiese cristiane in Germania già dal 1999. Queste disposizioni prevedono per il testatore cristiano di richiedere «quando ogni terapia prolungherebbe soltanto il processo del mio morire» il non inizio o l’interruzione di trattamenti salvavita «come la nutrizione artificiale, la respirazione assistita, la dialisi o l’impiego per esempio di antibiotici».

Oggi le disposizioni sono state aggiornate dopo l’approvazione delle Dat e includono la tutela degli interessi legittimi del paziente diventato “incapace”. Ebbene, il ddl Calabro’ non solo non rispetta la volontà – espressa dal cittadino – ma va in direzione esattamente opposta: la volontà della persona non è tenuta in alcun conto, e si prevede che alimentazione e idratazione non possono essere oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento. Non solo: il comma 5 dell’articolo 3 prevede che «l’alimentazione e idratazione nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, devono-essere mantenute fino al termine della vita». È proprio questo l’elemento che permette il prolungamento indefinito del coma anche contro la volontà di una persona che non può rifiutare!

Per difendere una posizione indifendibile, si fa ricorso ad affermazioni che nulla hanno di scientifico e anzi ne sono la negazione. Anche uno studente di medicina alle prime armi, infatti, sa che alimentazione e idratazione artificiale sono atti medici veri e propri che richiedono un’elevatissima competenza. Ci vuole una incredibile dose di malafede e faccia tosta per far credere che si tratti di qualcosa come una bottiglia di acqua minerale che si nega o si concede. Posizionare una cannula nutrizionale nello stomaco è un atto diffìcile, fare una gastrostomia endoscopia percutanea (peg) è un atto diffìcile, che solo chirurghi, medici anestesisti e rianimatori addestrati sono in grado di compiere. Allo stesso modo inserire un sondino nasogastrico e superare correttamente il tratto gola-esofago-stomaco è altrettanto difficile e anche pericoloso: richiede lo stesso un grado di specializzazione particolare: la sonda può introdursi in t rachea anziché nell’esofago con conseguenze disastrose. Inoltre, nel successivo trattamento nutrizionale, la definizione degli elettroliti, delle proteine, dei glu-cidi, somministrati come composto chimico non può che essere seguito da medici nutrizionisti. Questo per dire che, a proposito di alimentazione forzata, se una persona, in perfetta lucidità di pensiero, non desidera più alimentarsi, questa sua volontà va rispettata, come sostiene il codice di deontologia medica. Per questo sostengo che questa legge è contro il testamento biologico e, quindi, inutile. Chi compilerà le direttive anticipate se sa già che non verranno rispettate? Nessuno. Meglio allora nessuna legge. Ogni legge deve soddisfare le aspettative dei cittadini o tutelare i loro diritti. Il ddl

Calabro, al contrario, non soddisfa alcuna aspettativa, in particolare non tutela il diritto del rifiuto alle cure, una delle maggiori conquiste civili e democratiche. I principi del consenso informato dei trattamenti e dell’autodeterminazione sono i capisaldi di una concezione liberale di uno stato, che questa maggioranza di fatto si accinge a calpestare. Sono d’accordo con quanto scrisse Giorgio Cosmacini dell’università Vita-salute di Milano: «Se è antiumano porre limitazioni alla persona del malato, limitarne la personalità è anticostituzionale e-antidemocratico. Una legge limitativa, restrittiva, che conculca la-validità di un testamento liberamente sottoscritto da persona dotata di piena capacità in vista di una futura incapacità, oltre a contraddire molti valori, ignora il dibattito scientifico, disattende l’appello degli addetti alle cure, non ascolta le sofferenze dei familiari, sposa una incultura che ha la presunzione di possedere il monopolio dei principi etici e religiosi».

Al senato il Pd ha sostenuto che il ddl Calabro è anticostituzionale. Potrà non sostenerlo alla camera? E vorrà lottare contro questo ddl e far valere le sue ragioni almeno quanto ha fatto stilla “prescrizione breve”? Spero di sì. Noi deputati radicali lotteremo per quanto ci sarà possibile.

* Deputata Radicale eletta nel PD