Magistratura di Sorveglianza e sorvegliati … in Calabria

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In un territorio ad altissima densità criminale con carenze di educatori, di magistrati e Regione inadempiente sulle REMS la finalità costituzionale di rieducazione e reinserimento sociale della pena svanisce.

a cura di Giuseppe Candido

Durante le visite nelle carceri calabresi effettuate nelle festività natalizie, una criticità che abbiamo riscontrato parlando coi detenuti e il personale di polizia penitenziaria è legata ai Tribunali e alla magistratura di sorveglianza dei due distretti calabresi (Catanzaro e Reggio Calabria) e ai tempi con cui i magistrati di sorveglianza rispondono alle istanze – spesso legittime – dei detenuti.

Con cinque province diverse e dodici carceri, sono solo due i distretti con due Tribunali di Sorveglianza e due soli Presidenti: il Distretto di Reggio Calabria dove, il Presidente del Tribunale – il cui posto è vacante ed è affidato alla dottoressa Fiorenza Freni quale facente funzioni – deve gestire l’Ufficio di sorveglianza di Reggio Calabria competente per cinque diverse carceri; oltre al presidente ci sono solo 2 Magistrati di sorveglianza; il secondo Distretto di Catanzaro è competente -come Tribunale di Sorveglianza- anche per le carceri della provincia di Cosenza, ed ha Tribunale ed Ufficio di sorveglianza di Catanzaro (con due sezioni staccate a Crotone e Vibo Valentia per l’ufficio di esecuzione penale esterna) da gestire con 3 Magistrati di Sorveglianza; altri due Magistrati sono poi assegnati presso l’Ufficio di sorveglianza di Cosenza. Totale: due presidenti e sette magistrati per tutti i detenuti delle calabre galere.

CATANZARO. Nella relazione sull’amministrazione della Giustizia presentata il 30 gennaio 2016 presso la Corte di Appello di Catanzaro dal Presidente Domenico Introcaso, si evidenzia che il Tribunale di Sorveglianza non soltanto “opera su un territorio ad altissima densità criminale” ma “ha competenza su otto istituti di pena: quattro ricadenti nella giurisdizione dell’Ufficio di Sorveglianza di Catanzaro (CC.CC. di Catanzaro, Crotone, Lamezia Terme chiusa dal 28/3/2914 e Vibo Valentia) e quattro ricadenti nella giurisdizione dell’Ufficio di Sorveglianza di Cosenza”. Tranne per la casa circondariale di Catanzaro dove sono in 9 assegnati su 9 previsti, la pianta organica degli educatori non è mai al completo in nessun carcere del distretto: a Castrovillari sono in due su tre previsti, a Cosenza 4 su 6, a Crotone 2 su 3, a Paola 4 su 6, a Rossano 3 su 4, a Vibo Valentina solo 4 su 9 previsti. In pratica, di 40 educatori totali che sarebbero previsti in pianta organica nelle carceri del distretto ce ne sono soltanto 28, pari al 70%.
Ricordiamo che – come riscontrato anche nelle nostre visite – la carenza cronica di educatori nelle carceri ha come conseguenza notevoli ritardi nella redazione delle relazioni di sintesi sui detenuti, senza le quali i magistrati di sorveglianza non possono concedere permessi, liberazioni anticipate e quant’altro.
Per l’ufficio di Sorveglianza di Catanzaro nella relazione di inaugurazione dell’anno giudiziario – in ordine alla complessiva situazione dell’anno in corso negli istituti penitenziari di competenza e in riferimento alle norme recentemente introdotte per la liberazione anticipata speciale e il rimedio compensativo ex art. 35 Legge Pinto – si legge che <<il 2014 è stato caratterizzato da numerosi interventi legislativi, volti, da una parte, a “sfollare” le carceri e, dall’altra, a creare strumenti per la tutela effettiva dei diritti dei detenuti, in conseguenza della sentenza cosiddetta pilota della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo “Torreggiani” … che hanno continuato a pesare fortemente (sul carico di lavoro dell’ufficio, ndr), posto che le sopravvenienze dell’Ufficio nel periodo 30 giugno 2014 – 30 giugno 2015, sono addirittura aumentate rispetto al periodo precedente>>.

In particolare, si sottolinea come <<la modalità di emissione delle normative citate (con decretazione d’urgenza e con modifiche in sede di conversione) e la scarsa tecnica legislativa utilizzata, che hanno dato luogo ad una lettura ed interpretazione delle norme estremamente ardua, hanno inevitabilmente fatto sorgere diversi indirizzi giurisprudenziali nei vari Uffici di Sorveglianza del paese>>.
Si saluta con ottimismo l’aumento della pianta organica ma si fa notare che “nonostante l’incremento gravoso di competenze ed il conseguente aumento di contenzioso … non si è provveduto alla copertura dei posti del personale amministrativo>>.

E se questo è quanto sulla situazione dell’Ufficio di Sorveglianza, per l’Ufficio esecuzione penale esterna (UEPE) nel cui ambito di competenza rientrano anche le misure di sicurezza, e la cui efficienza è fondamentale per la riuscita della rieducazione nelle misure alternative sia nel momento della selezione sia in quello delle esecuzione delle stesse, nella relazione si legge testuale che << non si è mai intervenuto sulla drammatica carenza degli organici dell’Ufficio>>.
Aggiungendo che: <<senza un Ufficio EPE posto nelle condizioni di lavorare diventa del tutto inutile parlare di misure alternative e di rieducazione al di fuori delle mura del carcere, con le inevitabili ricadute sul lavoro svolto dalla magistratura di sorveglianza>>.

REGGIO CALABRIA. S’è questa la situazione del distretto di Catanzaro, non va meglio a Reggio Calabria dove addirittura la dottoressa Fiorenza Freni, presidente facente funzioni della Corte di Appello, nella sua relazione sull’amministrazione della Giustizia – nel paragrafo sul Tribunale di Sorveglianza del Distretto – rifacendosi alla relazione del suo presidente Vincenzo Pedone scrive che:
<<Si auspica un intervento radicale e risolutivo da parte del Ministro della Giustizia per dare efficienza ed efficacia al lavoro dei Magistrati e del personale di Cancelleria che, a piante organiche del tutto inadeguate e rilevanti scoperture, devono fronteggiare l’incalzante aumento dei carichi di lavoro, lievitati in conseguenza delle innovazioni normative >>.
Anche in questo caso il Presidente della Corte di Appello di Reggio Calabria si riferisce – e lo scrive esplicitamente – alla cosiddetta liberazione anticipata introdotta con il d.l. 146/2013 convertito in legge (L. n.10 del 21 febbraio 2014) e dalla entrata in vigore del d.l. n. 92 del 26 giugno 2014 che, con l’articolo 35 ter, ha disciplinato i rimedi risarcitori conseguenti alla violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti Umani.
Presso l’Ufficio di Sorveglianza di Reggio Calabria, si legge nella relazione, <<nel periodo in esame sono sopravvenuti 8.017 procedimenti (a fronte di 8.361 dell’anno precedente) ai quali vanno aggiunti i 2.633 pendenti al 30.6.2014, per un totale di 10.650 (nel periodo precedente erano 9.814). I procedimenti definiti sono stati 7.076 (nell’anno precedente 7.014) con una pendenza finale di 3.574 procedimenti, in aumento rispetto ai 2.701 del periodo precedente. … L’organico dei Magistrati del Tribunale (di sorveglianza, ndr) è del tutto insufficiente a fronteggiare la consistente mole di lavoro che si desume dai dati statistici (allegati, ndr), la cui entità rileva non solo in termini quantitativi, ma anche sotto il profilo qualitativo, per la complessità degli affari trattati commisurata anche alla peculiarità degli stessi e alla massiccia e pervasiva presenza della criminalità organizzata sul territorio>>.

A questo si aggiunga che tutti gli istituti di pena del distretto hanno una <<cronica carenza delle dotazioni del personale civile e, soprattutto, di Polizia Penitenziaria” i cui reparti “sono inadeguati sul piano numerico per la complessità degli istituti e l’incremento della popolazione carceraria>>.
In tutto ciò, l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Reggio Calabria – si legge ancora nella relazione sull’amministrazione della Giustizia – << sono stati condizionati dalle difficoltà economiche, sociali e culturali presenti sul territorio … scarse risorse finanziarie>> mentre <<le nuove norme in tema di esecuzione penale … hanno aumentato le competenze dell’U.e.p.e., senza tuttavia dotarlo nelle necessarie risorse umane e finanziarie, atteso che detto Ufficio gestisce un’utenza con alti indici di criminalità e pochissime risorse territoriali >>.

Mesi di attesa. Sin qui le relazioni dei presidenti delle Corti d’Appello di Catanzaro e Reggio Calabria. Parlando coi detenuti durante le visite nelle carceri fatte durante le festività natalizie ci è capitato di ascoltare storie che raccontano di enormi ritardi e attese lunghe -oltre sette mesi- anche per avere un semplice permesso per un intervento odontoiatrico all’esterno perché, nella casa di reclusione di Laureana di Borrello, l’ambulatorio odontoiatrico c’è ma manca il materiale di consumo per poterlo utilizzare. Come capita di sentire dei ricorsi ex articolo 35 per trattamenti inumani e degradanti rigettati in massa ai detenuti della casa circondariale Salsone di Palmi.

Nel carcere di Castrovillari l’ultima visita del Magistrato di Sorveglianza c’era stata una settimana prima della nostra, il 18/12/2015, ma nel questionario ci indicano chiaramente che la periodicità delle visite delle celle del Magistrato di Sorveglianza è appena semestrale. Il due dicembre c’è stata la visita a Palmi, i detenuti ci dicono però di non vederlo da mesi, che hanno avuto rigettato i loro ricorsi in massa: oltre 100 ricorsi, per trattamenti inumani e degradanti rigettati, accolto soltanto uno; e la periodicità della visita del magistrato di sorveglianza non ci viene neanche indicata nel questionario che ci consegna il direttore dott. Romolo Pani.
Semestrale la periodicità delle visite indicata anche nei questionari di Locri, Vibo Valentia, Arghillá, Crotone e Paola. Ogni due mesi le visite del magistrato di sorveglianza anche a Rossano e a Catanzaro, ma non indicano la periodicità delle visite neanche al carcere Giuseppe Panzera di Reggio Calabria, al Sergio Cosmai di Cosenza e al carcere di Paola l’ultima visita del Magistrato di Sorveglianza risultavano fatte a fine ottobre 2015.
Caso emblematico la casa di reclusione Luigi Daga di Laureana di Borrello (RC) dove l’ultima visita del Magistrato era stata fatta 10 mesi prima della nostra, il 2 marzo 2015, e neanche qui la periodicità delle visite del Magistrato di Sorveglianza ci viene indicata nel questionario mentre invece ci dicono che il magistrato, quando viene, nemmeno visita le celle.

Una considerazione particolare va fatta sulla soppressione degli OPG che dovrebbero esser stati sostituiti – almeno in teoria – dalle cosiddette REMS che le Regioni dovevano attivare sul territorio “collaborando con gli Uffici di Esecuzione Penale Esterna attraverso i Dipartimenti di Salute Mentale e le loro articolazioni, nella stesura di programmi riabilitativi”.
Su questo punto – la relazione di Introcaso è chiarissima:
<<è da rilevare che la risposta della Regione Calabria è stata, sinora, del tutto deludente. Non si è, infatti, ancora proceduto ad aprire le REMS di Girifalco (la cui apertura non è neppure in programma in tempi brevi) e Santa Sofia d’Epiro (la cui apertura viene rimandata di mese in mese) né si è provveduto … a formulare quegli accordi con gli Uffici EPE e la Magistratura di Sorveglianza per la gestione della riforma, previsti dall’art. 7 dell’Accordo tra il Governo, le provincie Autonome di Trento e Bolzano e le Regioni del febbraio 2015. Del resto – conclude chiosa Introcaso – tutto questo non sorprende. Già in passato la Magistratura di Sorveglianza di Catanzaro e Cosenza, rispetto alle problematiche relative alla gestione di malati di mente o di tossicodipendenti in misura alternativa e misura di sicurezza, aveva …. ripetutamente quanto inutilmente denunciato inefficienze e inadempienze delle autorità sanitarie regionali>>.